Passa alla Camera con il voto favorevole di Fratelli d’Italia la nuova norma sul voto di scambio politico-mafioso, che consentirà di colpire in maniera ancora più efficace quei politici che si procacciano i voti scendendo a patti con le cosche, comprimendo la libertà dei cittadini di esprimere liberamente il proprio voto, ma soprattutto creando le condizioni per il condizionamento mafioso della attività amministrativa a danno della collettività.
La nuova norma aumenta le pene, ma soprattutto rende ancora più stringente la norma, colpendo anche gli accordi stretti attraverso intermediari e anche la generica disponibilità del politico a soddisfare gli interessi dell’organizzazione mafiosa. “Un passo avanti nel contrasto alle infiltrazioni mafiose, ma anche un richiamo alla politica affinché presti una maggiore attenzione nella ricerca del consenso e ritrovi un maggiore senso di responsabilità nella selezione della classe dirigente”, ha spiegato il vice capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, on. Wanda Ferro, intervenuta in aula per la dichiarazione di voto finale sul provvedimento.
“Ritengo che l’approvazione di questa norma che ridefinisce il reato di scambio elettorale politico-mafioso – ha detto Wanda Ferro – sia una bella pagina per questo Parlamento, che si esprime in maniera chiara e netta contro la pratica del procacciamento dei voti attraverso il ricorso al metodo mafioso.
Penso che sia stato fatto davvero un buon lavoro, e la norma è frutto di un confronto intenso tra i colleghi che hanno contribuito alla sua definizione, interpretando al meglio il ruolo del Parlamento come sede in cui si creano le leggi, e non si ratificano semplicemente le decisioni del Governo.
Siamo lontani dai Cinque stelle, non ci appartiene la doppia morale di chi ritiene di avere la patente di onestà, ma abbiamo radici profonde e la storia della destra è da sempre una storia di lotta alla mafia.
Fratelli d’Italia, da sempre impegnata a difesa della democrazia e della libertà dei cittadini dal condizionamento mafioso, condivide le finalità di questa riforma, che migliora la norma attuale soprattutto alla luce delle modifiche apportate prima in commissione Giustizia, anche a seguito del contributo delle audizioni come quella del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, e quindi in aula. E invito anche i colleghi a riprendere la relazione conclusiva della Commissione presieduta dal procuratore Gratteri, che giace nei cassetti dal 2014, che anche sul voto di scambio aveva fatto delle proposte molto chiare ed incisive”.
“E’ con soddisfazione che abbiamo registrato l’approvazione dell’emendamento presentato dai colleghi Delmastro e Donzelli, che puntualizzano ancor meglio la stipula dell’accordo tramite intermediari, aggiungendo che l’accordo è punito anche quando interviene con soggetti che agiscono in rappresentanza, o nell’interesse o quali intermediari dell’associazione mafiosa, così come è stato importante precisare che la controprestazione da parte del mafioso non debba essere soltanto l’erogazione o la promessa di denaro o altra utilità, ma anche la più generica disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa. Sono aspetti che condividiamo in pieno, così come condividiamo l’aumento delle pene previsto nel terzo comma, che si applica nel caso in cui il politico che ha stretto l’accordo di scambio venga effettivamente eletto nella relativa consultazione elettorale”. “Sono comprensibili, e in parte condivisibili, i rilievi di alcuni colleghi rispetto alla necessità di introdurre nella norma l’elemento della ‘consapevolezza’ del politico che si relaziona con il mafioso o il suo intermediario. C’è il rischio infatti che, nel corso degli incontri frenetici di una campagna elettorale, il candidato possa trovarsi inconsapevolmente in rapporti con soggetti in odore di mafia. Riteniamo però che una fugace e inconsapevole stretta di mano non sia sufficiente a configurare la fattispecie incriminatrice, al contrario introdurre l’elemento soggettivo della consapevolezza quale elemento costitutivo aprirebbe un vulnus nella effettiva efficacia della norma.
Magistrati e giuristi hanno evidenziato infatti che richiedere che l’appartenenza all’associazione mafiosa sia ‘nota’ al contraente del patto elettorale, renderebbe di fatto inapplicabile la norma.
Sarà difatti molto difficile provare la ‘consapevolezza’ del candidato circa il peso criminale del suo interlocutore: in sostanza otterremmo il risultato contrario a quello che questa norma intende perseguire.
Siamo stati quindi chiamati ad una scelta, politica più che tecnico-giuridica, nel bilanciamento tra questi due interessi: tra la legittima esigenza di una maggiore salvaguardia per il candidato in buona fede e la reale efficacia della norma in sede processuale.
Non è una scelta semplice, ma credo che una norma più stringente possa appunto richiamare la politica ad una maggiore attenzione nella ricerca del consenso.
Noi siamo per il consenso chiaro, trasparente, vogliamo la fiducia della gente per le cose che ci impegniamo a fare per il bene della comunità, non per le utilità che possiamo garantire a chi si impegna a portarci voti.
Diceva qualcuno che la mafia non spara più ai politici, li compra: vogliamo far capire alla mafia che c’è un mondo fatto di politici che non intendono farsi comprare”. “Tornando alla norma – ha proseguito Wanda Ferro – allo stesso modo è stato anche importante prevedere nuovamente la possibilità di punire l’accordo con un soggetto che si sia impegnato a procacciare i voti avvalendosi della modalità mafiosa, quindi della forza intimidatrice della associazione, anche se non organico ad essa. Prevedere infatti che l’accordo dello scambio elettorale politico-mafioso potesse intervenire solo con soggetti appartenenti alle associazioni mafiose, come previsto nel testo varato dal Senato, avrebbe ridotto di molto la possibilità di perseguire il reato in sede processuale. Abbiamo deciso da che parte stare – ha concluso Wanda Ferro, evitando ambiguità, e rendendo più solida la portata della norma nel contrasto al voto di scambio politico-mafioso, all’inquinamento delle competizioni elettorali e alle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni da parte della criminalità organizzata attraverso il contributo di politici corrotti”.