Il Deep State, lo Stato profondo, rappresenta la continuità degli interessi nazionali e non ha molto a che fare con la politica”.
E’ questo il passaggio iniziale della lezione del Direttore di “Limes” Lucio Caracciolo al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri. “Gli Stati Profondi – ha detto – presentano una dimensione visibile, costituita dalla burocrazia e dalle istituzioni, e un’altra invisibile, identificata con l’intelligence e gli apparati della difesa. Ogni Deep State ha caratteristiche proprie, per esempio in Cina lo Stato, lo Stato Profondo e il Partito Comunista sono la stessa cosa, così come lo Stato profondo israeliano protegge gli ebrei di tutto il mondo oppure i Servizi britannici hanno una credibilità superiore che deriva dal proprio retroterra imperiale”.
“Ci sono – ha proseguito – fattori comuni, rappresentati dalla garanzia della continuità dell’amministrazione (patrimonio di competenze quasi sempre superiori a quello di chi si avvicenda nel ruolo politico), dal carattere sacrale (sacerdoti delle liturgie dello Stato), dalla malattia professionale (prigionieri della corporazione con il rischio di non aggiornare le competenze, applicando ricette vecchie a problemi nuovi), dall’arroganza (tentazione di condizionare o sostituire il potere politico, vedi in Italia i vari governi dei tecnici), dall’intelligence (imprenscindibile presenza dello stato profondo, identificando il fondo del fondo)”. A quest’ultimo proposito, Caracciolo ha citato il Direttore del SISMI Gianfranco Battelli: “Mi sembra fin troppo ovvio che i Servizi debbano operare anche in modo illegale”. Il fondatore di “Limes” ha poi citato il “Dialogo sul potere” di Carl Schmitt evidenziando l’importanza dell’anticamera del Trono che spesso condiziona le decisioni del Trono. Infatti, le scelte del potente dipendono quasi sempre dal modo con cui vengono filtrate le informazioni che rappresentano “un mare sconfinato di verità e menzogna, realtà e possibilità, un corridoio verso la sua anima”.
Caracciolo ha poi evidenziato che meno forte è la politica e più forte è lo Stato profondo così come attraverso la Rete sul Deep State sono state proiettate innumerevoli teorie del complotto. Ha quindi affrontato il Deep State degli Stati Uniti, paese leader nel mondo, dove operano, spesso in competizione, diversi Stati Profondi. Il più importante e il più ricco è quello del Pentagono che dispone di 600 miliardi di dollari, a fronte di 15/20 miliardi della CIA e di 10/11 del NSA, con 3 milioni e 300 mila dipendenti, più del resto dell’amministrazione federale statunitense.
“Gli USA – ha rilevato – sono storicamente una potenza marittima, erede di quella britannica. Per il Pentagono la priorità americana è la Cina, orientando in quella direzione l’attenzione militare e di intelligence.
Nelle politiche del Dipartimento di Stato invece l’obiettivo principale è ancora la Russia, storico avversario della guerra fredda. Anche per la CIA la priorità è ancora il Paese di Putin, poiché la Cina è considerata in declino, a causa delle fragilità e dei suoi limiti di sviluppo.
Secondo il docente, “gli USA, per manifestare la propria egemonia nel mondo, hanno bisogno di alleati: i più affidabili sono i Five Eyes, gruppo di Paesi capeggiato dagli States e composto da Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda e Australia. Con altre Nazioni pure alleate, si esprime qualche prudenza, come con la Germania, sia per fattori storici e culturali e sia per il timore che possa diventare una testa di ponte russa o cinese oppure il fulcro di una rinnovata potenza Europea. Ha proseguito sostenendo che “lo Stato profondo americano ha delle contraddizioni al suo interno che per essere risolte hanno necessità di una sintesi politica centrale”.
Ha quindi ribadito l’enorme dispiegamento dello Stato profondo americano, del quale fanno parte anche il potere giudiziario, che ha la capacità di orientare fortemente la politica americana, e anche le grandi compagnie di Silicon Valley, che gestiscono a livello mondiale internet, inizialmente sviluppato a livello militare. In tale ambito ha ribadito che uno dei maggiori temi con cui l’intelligence si dovrà confrontare saranno inevitabilmente gli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Caracciolo ha poi approfondito lo Stato Profondo italiano, precisando che il nostro Paese è fortemente condizionato dal contesto. Le sue analisi sono partite dal 1992, punto di origine della decadenza dello Stato che attualmente sta esponendo l’Italia a rischi per i quali è attrezzata. “Questa debolezza – ha detto – si riflette direttamente su tutti gli apparati dello Stato. Infatti nel 1992 è entrato in crisi il sistema basato sui partiti, che in una qualche misura formavano i quadri dello Stato, sviluppavano un Cursus honorum interno e promuovevano una pedagogia politica. Il potere di supplenza di altri poteri, come la magistratura, ha poco inciso.
La riforma del titolo V della Costituzione con il decentramento dei poteri ha peggiorato la situazione, con una cronica difficoltà a stabilire chi deve effettivamente decidere e con la proliferazione di una legislazione contraddittoria, incerta e scritta con un linguaggio a volte improbabile.
E la recente proposta di autonomia differenziata regionale potrebbe rappresentare un ulteriore decadimento”.
Per Caracciolo “in Italia il problema principale è rappresentato dalle tendenze demografiche particolarmente negative, mentre la debolezza della politica ha consentito ad altri Paesi di acquistare asset strategici nazionali, influenzare la nostra politica economica e operare sul nostro territorio con le loro intelligence. Se la demografia è declinante e la produttività è piatta mancano le condizioni della crescita che potrebbe essere rilanciata con l’attrazione di investimenti esteri”. “Un altro elemento che contribuisce alle difficoltà attuali – ha proseguito – è l’ideologia del vincolo esterno, che ha avuto tra i sostenitori Guido Carli, Beniamino Andreatta e Tommaso Padoa Schioppa.
Questa impostazione parte dall’assunto che il Paese è ingovernabile e che quindi c’è bisogno di apporti esterni, evidenziando in questo modo le diffidenze delle tecnocrazie e dello Stato profondo verso le caratteristiche dello Stato italiano. Si è trattato di una cessione di sovranità e a volte anche di dignità, come dimostrano la vicenda dell’euro e la non praticabile previsione costituzionale del pareggio di bilancio”.
Da tenere conto che attualmente il deficit dello Stato è di 2.300 miliardi di euro, ossia circa il 132 per cento del nostro Pil. Per il docente “una vicenda esemplare da cui si desume il deficit tecnico di classe politica è rappresentato dal memorandum relativo alla via della seta, il cui approdo marittimo in Italia è conteso tra Genova e Trieste. Dacché i nostri rappresentanti si erano recati in Cina per sottoscriverlo nel novembre del 2018 e nel marzo di quest’anno è annunciata in Italia la visita del presidente cinese Xi Jinping, ci è stato fatto notare che non è opportuno fare parte della NATO e poi stipulare accordi con il suo principale avversario rappresentato dalla Cina, che tra l’altro si sta inserendo nelle grandi reti dei servizi e nelle telecomunicazioni nazionali”.
Secondo Caracciolo “abbiamo purtroppo raggiunto un grado di inconsapevolezza che era in gran parte estraneo alla prima repubblica e un livello di irresponsabilità che è molto grave in un Paese con una criminalità organizzata così penetrante. Le classi dirigenti non si possono formare e sostituire dall’oggi al domani ma il primo passo è prendere realmente coscienza di dove ci troviamo”.