Si è svolto nel pomeriggio di ieri il Consiglio Generale di Unindustria Calabria che, su invito del Presidente Aldo Ferrara, ha ospitato il Delegato per la Transizione Energetica e Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria, Aurelio Regina, e il Direttore Energia e Ambiente di Confindustria Massimo Beccarello.
Il Presidente Ferrara, nel ringraziare i suoi ospiti per la preziosa partecipazione all’incontro, che ha visto la squadra di Presidenza al completo oltre che una nutrita presenza della base associativa, ha messo in evidenza come questo periodo post-covid non stia andando nella direzione che tutti ci aspettavamo, a causa di un inaspettato ed esorbitante aumento del costo dell’energia che inevitabilmente ha trascinato con sé l’aumento del costo delle materia prime, e tutto quello che da qui a breve ne deriverà.
Ringraziando gli industriali calabresi per l’invito, il Presidente Regina fa un’analisi molto precisa rispetto al tema del caro energia anche rispetto alle proposte messe in campo e la visione di Confindustria, sottolineando come ci siano una serie di fattori congiunturali e strutturali che hanno portato ad un aumento sproporzionato del prezzo del gas naturale fino a toccare punte del 700%, a partire da un forte slancio della ripresa industriale che ha fatto aumentare in maniera esponenziale la domanda.
Per quanto riguarda invece il settore elettrico, manca un intervento strutturale. Avevamo registrato un consenso trasversale alla nostra proposta di cessione da parte del Gse di 25 terawattora a 50 euro al megawatt per due anni alle aziende a rischio chiusura e delocalizzazione, contro un impegno delle stesse a investire 13 miliardi nella decarbonizzazione. Un meccanismo virtuoso perché da una parte il Governo si impegna a mantenere la competitività del tessuto industriale e, dall’altra, incentiva le imprese a investire. Ora speriamo che il Parlamento recuperi questa proposta. La politica energetica e quella industriale devono marciare di pari passo e noi dobbiamo agire su costi e approvvigionamenti, o rischiamo di non centrare la transizione e mettiamo a rischio l’industria italiana con gravi impatti sociali”.