Il ritiro della candidatura a governatore per conto del Pd di Nicola Irto è un chiaro segnale di come in quel partito e nell’ancora ‘misteriosa’ coalizione che si dovrebbe costruire nel campo del centrosinistra regna la confusione più assoluta, anzi forse persino la paura di non riuscire a presentarsi ai nastri di partenza con un progetto serio e credibile agli occhi dell’elettorato.
Mi spiego allora il lungo corteggiamento nei miei confronti alla ricerca di figure che potessero ridare la verginità da tempo perduta ai Democratici di Calabria. Che purtroppo non hanno saputo o voluto operare scelte di autentico rinnovamento, facendosi vedere ancora oggi dopo le batoste prese in serie un po’ a tutte le competizioni elettorali dal 2014 in avanti, quando alle Regionali si registrò la vittoria di Mario Oliverio, rappresentati da gente imbarazzante e non degna di una terra invece in grado di esprimere tante energie positive.
La verità è che se si affida un soggetto politico importante con la mission di guidare lo schieramento progressista, federando tante forze anche civiche del panorama locale, non si può dare in mano le chiavi a personaggi chiacchierati e da sempre promotori di logiche clientelari e improntate a interessi particolari e non certo collettivi. Un bel guaio questo, soprattutto se si pensa al fatto che gli elettori non hanno più l’anello al naso e nel caso in cui non votino per bisogno, magari condizionati dalle promesse o dalle temporanee regalie di qualche individuo truffaldino, sanno rendersi conto di un imbroglio.
Di una proposta vuota, cioè. Che si tenta di rendere più credibile con un cumulo di frottole. Fumo negli occhi, molto spesso gettato da un candidato, nell’occasione a presidente di Regione, in apparenza senza macchie che se però ha accettato di coprire quanto c’è dietro alla sua investitura non può essere realmente affidabile.
E di questo mi sono reso conto, rifiutando subito l’invito che proprio il Pd mi ha formulato. Che era già in difficoltà nel novembre scorso, continuando a esserlo adesso. Naviga infatti in brutte acque, dal momento che a Roma sanno bene come aleggino molti fantasmi su tanti esponenti di spicco, si fa per dire, calabresi. E si badi, non parlo soltanto della terribile ombra della ‘ndrangheta bensì anche di situazioni di corruzione pura e semplice, talvolta spicciola altra a tutela di interessi molto più grandi. Un rischio che noi di Tesoro Calabria non correremo, offrendo alla comunità della nostra meravigliosa regione un programma condiviso e trasparente sulla base di cui non potranno esserci brutte sorprese quando andremo a governare”.