Le donne che subiscono violenza fisica, psicologica o economica devono comprendere l’importanza della denuncia, la necessità di reagire e non sentirsi sole e isolate, per ribellarsi e uscire dal silenzio e dalla vergogna, in modo che non ci siano più vittime.
Ancora una volta “Orange the world” – la campagna internazionale promossa dal Women’s Leadership Institute nel 1991, con l’obiettivo di prevenire ed eliminare ogni forma di violenza contro donne e ragazze di tutto il mondo, e sostenuta dal Soroptimist International con il motto #orangetheworldecidoio – ha smosso gli animi, aumentando la sensibilizzazione su un tema così delicato e, purtroppo attualissimo.
Il capoluogo di regione calabrese si è acceso per 16 giorni di arancione, per dire NO alla violenza sulle donne. Una grande rete quella partita dal Soroptimist Club di Catanzaro, guidato da Adele Manno, che è riuscito a coinvolgere associazioni, club service e istituzioni territoriali: Ammi Catanzaro (presidente Silvana Aiello), Ande Catanzaro (presidente Marisa Fagà), Lions Club Catanzaro Host (presidente Antonio Scarpino), Lions Club Mediterraneo (presidente Pasquale Barbieri), Lions Rupe Ventosa (presidente Carlo Talarico), Lions Club Catanzaro Temesa (presidente Francesco Perticone), Rotary Club Catanzaro (presidente Pasquale Placida), Rotary Catanzaro Tre Colli (presidente Luca Provenzano), la Prefettura, il Comune, la Camera di Commercio di Catanzaro, la Banca d’Italia e l’Arma dei Carabinieri.
Per l’occasione, sono stati illuminati di arancione il palazzo della Prefettura, della Camera di Commercio, della Banca d’Italia, della Corte d’Appello, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Catanzaro (dove è presente una “Stanza tutta per sé”, realizzata nel 2018, in collaborazione con il Soroptimist di Catanzaro), la caserma dei Carabinieri “Giuseppe Triggiani” e il monumento del Cavatore.
<<L’azione portata a compimento – evidenzia Adele Manno – è emblematica perché testimonia la presenza sul territorio di una pluralità di istituzioni (Comune, forze dell’ordine, magistratura, associazioni, classe forense) a cui le donne possono rivolgersi per mettere in salvo sé stesse ed i loro figli. Ringrazio tutti coloro che vi hanno preso parte e già hanno dato la loro adesione per il prossimo anno. Grazie, in particolare, all’assessore alle Pari Opportunità e Pubblica Istruzione del Comune, Nuccia Carrozza, al sindaco Sergio Abramo e a tutta la Giunta comunale per aver sostenuto l’iniziativa e al Comandante della Legione Carabinieri Calabria, Andrea Paterna, per la sensibilità dimostrata. Grazie ai fondi raccolti abbiamo finanziato una borsa di studio per Operatore Socio Sanitario destinata ad una donna fragile, in collaborazione con la Caritas di Catanzaro e la Formaconsult e abbiamo acquistato le clementine di Confagricoltura Donna per sostenere i centri antiviolenza D.i.Re.>>
<<Il problema della violenza sulle donne – afferma il Generale Andrea Paterna, comandante della Legione Carabinieri Calabria – è un problema sociale molto serio che necessita di un approccio mirato e non improvvisato. Si tratta di reati che non richiedono particolare laboriosità nella individuazione ed identificazione del colpevole, ma presentano una particolare complessità nell’approccio, perché qui non si tratta solo di stabilire i profili di responsabilità del soggetto violento, occorre anche e soprattutto riuscire ad aiutare la vittima a recuperare la propria dignità, a vincere la ritrosia a denunciare le violenze subìte, ad emanciparsi da quello stato di soggezione e sottomissione spesso derivante da convinzioni retrograde sul ruolo della donna. Nell’ultimo decennio, l’Arma, al fine di dotarsi di assetti adeguati, ha creato – a livello centrale – una Sezione “atti persecutori” all’interno del Reparto Analisi Criminologiche del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche e formato – a livello periferico – militari con competenze specifiche, per farli diventare referenti sul territorio.>>
<Oggi ne abbiamo 8 nel territorio della Calabria, 6 sono già operative, due devono essere ancora inaugurate, Complessivamente abbiamo già utilizzato questo strumento circa un centinaio di volte. Nel 2020 abbiamo avuto circa 2 mila richieste di interventi per liti di famiglia, di cui solo la metà si sono trasformate in denuncia. Questa discordanza di dati costituisce per noi il primo “alert” su cui concentrare l’attenzione, per capire se ci troviamo di fronte ad una catena progressiva di eventi da interrompere per tempo, prima che si arrivi all’irreparabile, o ad una semplice “sfuriata coniugale” di carattere estemporaneo, difficilmente ripetibile.>>