Con specifica nota l’ha chiesto il deputato Francesco Sapia (Misto, Alternativa c’è) al presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì.
Nella medesima il deputato, che alla Camera siede in commissione Sanità, ha osservato, si legge in un suo comunicato, «l’inutilità del Comitato tecnico-scientifico regionale, perché ai calabresi costa 20mila euro, è stato istituito con atto dello stesso Bevere e non del presidente della giunta regionale, e soprattutto finora ha tenuto due riunioni, stando ai relativi verbali, discutendo dei massimi sistemi ma ignorando le priorità della sanità calabrese».
In particolare, ha scritto Sapia a Spirlì, dalla lettura del secondo verbale emerge «che lo stesso Cts vola così alto da non riuscire a vedere alcuno dei problemi “terreni” della nostra sanità; ancora oggi, ad otto mesi dall’insediamento del direttore generale Bevere, insoluti e addirittura aggravati, come mostra il caso del S. Anna di Catanzaro, per il quale si paventano ipotesi di abusi ed omissioni su cui chiederò l’intervento della Procura».
«I reali problemi organizzativo-istituzionali, tra i quali cito, per esempio, l’obbligo – ha aggiunto Sapia – di riaprire gli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare, la necessità di riassetto dei Punti nascita e della rete dell’assistenza ospedaliera, la gravissima carenza di personale, le anomale liste di attesa, la migrazione sanitaria e altri, sembrano interessare ben poco il Cts, invece orientato a discettare sui massimi sistemi. Ovviamente il Comitato si guarda bene dallo spendere una parola sulla lotta al Covid, area di intervento su cui il dipartimento regionale Tutela della salute non ha manco avviato una ricognizione sullo stato della campagna vaccinale».
«Pure alla luce della vicenda, di interesse nazionale, dei 31 mila euro spesi per nuovi mobili e dell’aggravio dei costi della Regione per il corrispettivo del segretario esterno del dg Bevere, da quest’ultimo imposto, chiedo – ha concluso Sapia – di voler rimuovere e sostituire al più presto lo stesso dirigente generale in carica, profumatamente pagato dai cittadini calabresi, perfino con una somma aggiuntiva ricavata dalle norme vigenti».