Mi appello ai prefetti delle Province calabresi perché convochino appositi tavoli sulla gravissima emergenza del sistema regionale dei rifiuti, ancora negata dal governatore Mario Oliverio, la cui amministrazione ne sta caricando i costi su cittadini e Comuni».
Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito, della commissione Ambiente, che spiega: «A causa, come ha documentato il giornalista Gabriele Rubino sul Quotidiano del Sud, di spaventosi errori nelle previsioni di spesa regionale per il biennio 2016-2017 circa i costi di conferimento agli impianti, vi sono 48milioni di euro di scoperto che la Regione Calabria ha deciso di accollare ai Comuni, ignorando il derivante danno erariale».
«Per il 2017 si è rivelata del tutto sballata – prosegue il parlamentare 5Stelle – la proiezione regionale sulla percentuale di raccolta differenziata: del 45% rispetto al dato effettivo, del 39,15%. Da qui, come da aggravi ulteriori per complicazioni occorse agli impianti di Crotone e Lamezia Terme, emerge un quadro, un danno tragico. Si aggiunga che i fornitori dei servizi relativi al ciclo dei rifiuti non ricevono un centesimo dallo scorso gennaio, poiché da allora le competenze gestionali sono passate dalla Regione ai Comuni, che non hanno risorse, e agli Ato, che esistono soltanto sulla carta».
«Inoltre – continua il deputato – è scaduto il 31 marzo scorso il farraginoso affiancamento di Comuni e Ato da parte della Regione, avviato con una legge regionale contrastante con la legge nazionale. Pare che si vada verso una sbrigativa proroga, che verrebbe addirittura disposta con un semplice provvedimento amministrativo». «Tutto ciò – conclude D’Ippolito – vanificherà la raccolta differenziata dei calabresi, farà aumentare le tariffe e determinerà il blocco totale dei servizi, montagne di spazzatura per le strade, l’aumento dei debiti e l’impossibilità di pagarli. In qualunque altro posto al mondo, dirigenti e responsabili politici avrebbero rassegnato le dimissioni. In Calabria, invece, la sfacciataggine del potere e la prassi del “paga Pantaleone” non conosce limiti».