Di recente i commissari alla Sanità calabrese hanno escluso i laboratori pubblici dalla riorganizzazione decretata, creato disparità di trattamento rispetto ai privati accreditati e ignorato il principio di concorrenzialità e l’articolo 41 della Costituzione, per cui l’attività economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale». Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Francesco Sapia, della commissione Sanità, che nel merito ha presentato un’apposita interrogazione, con la quale ha chiesto ai ministri della Salute e dell’Economia di rivedere il provvedimento sulla Rete calabrese dei laboratori, che «non è in linea – secondo il parlamentare – con la normativa vigente e con l’accordo Stato-Regioni del 23 Marzo 2011, i cui criteri applicativi sono stati ribaditi, nel 2018, da una precisa sentenza del Consiglio di Stato». «Questa intesa Stato-Regioni – ha scritto Sapia nella sua interrogazione, istruita dal consulente Tullio Laino – è scaturita dalla necessità di assicurare una continuità tra assistenza ospedaliera e territoriale, al fine di implementare un diverso sistema di “governance” clinica, basato sulla creazione di reti e di network di strutture pubbliche e private accreditate in grado di dare risposte concrete e coerenti ai bisogni clinici dei cittadini, sia in regime di ricovero che ambulatoriale». A parere del deputato, la Regione Calabria ha invece «operato, per quanto concerne gli atti di programmazione, un discostamento dai criteri e dalle disposizioni vigenti, peraltro con eccesso di potere, per illogicità, irrazionalità della motivazione degli atti adottati, erroneità dei presupposti, contraddittorietà e difetto di istruttoria».
«Di queste e di altre questioni rilevanti della sanità regionale – conclude Sapia – discuterò con il nuovo dirigente generale del dipartimento Tutela della salute, convinto che si debba riportare ordine negli uffici amministrativi e andare sempre nella direzione della tutela degli interessi pubblici».