Anche gli ultimi dati diffusi da Svimez convergono con altre autorevoli fonti e analisi economiche e cioè che nel sud ed in Calabria in particolare assegnano all’agricoltura e agroalimentare (+ 7,9) un ruolo rilevante nel trainare la crescita.
“Insomma il settore agricolo e gli agricoltori continuano a fare il loro dovere e se questo è il contesto che si afferma come una costante – commenta Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – diventa essenziale e urgente attuare scelte e politiche di accompagnamento, rafforzamento e consolidamento perché gli agricoltori possono fare in Calabria ancora di più. In questo modo – continua – si può incidere sull’occupazione, ma anche sull’attrattività dei territori per la popolazione.
Gli agricoltori dimostrano competenze avanzate, propensione all’ innovazione, progettualità e una straordinaria capacità nello spendere bene le risorse pubbliche. Questo – prosegue – significa essere consapevoli ed aver abbracciato un modello di sviluppo sostenibile e durevole, basato sulla valorizzazione della distintività, multifunzionalità, conquista di nuovi mercati che solo l’agricoltura dimostra di avere.
Se questa è la forza e l’intraprendenza dell’agricoltura un conto salato nei prossimi anni, come rileva Svimez, potremmo pagarlo dallo spopolamento e conseguente calo demografico con la perdita di 500mila abitanti (una media di 27 al giorno) nei prossimi cinquant’anni.
E’ evidente – aggiunge Molinaro – che questo crea effetti rilevanti e indebolisce il processo di accumulazione di capitale umano, determinando di fatto un trasferimento di reddito, inteso in senso ampio, in altre aree del paese e anche nel mondo.
Una sorta insomma di “delocalizzazione delle persone” che pone una seria ipoteca sullo sviluppo futuro generando una spirale demografica negativa che rende tutto più difficile, rischiando di far pagare domani a caro prezzo il tempo perso e le risorse sprecate di ieri e di oggi.
Le parole e le analisi servono ma da sole non bastano- annota Molinaro – anche in questo caso occorre un impegno straordinario a partire dalla scuola, dai servizi della pubblica amministrazione e sanitari nonché , allontanandosi un po’ dal criterio puramente amministrativo, potenziare la strategia delle aree interne (l’88% della superficie con 318 comuni inferiori ai 5mila abitanti) e poli urbani, conciliando obiettivi della crescita e della coesione anticipando appunto azioni progetti di sviluppo locale e l’adeguamento dell’offerta dei servizi essenziali”.