«I dati mettono in evidenza, ancora una volta, la forte esigenza di strutturare un percorso stabile, definito e solido a supporto dell’attività d’impresa in Calabria, così da sostenere in maniera efficace il forte desiderio di fare impresa nella nostra regione». È quanto ha affermato in una nota stampa Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, nel commentare i dati diffusi da Confindustria e Cerved (in collaborazione con Unicredit) attraverso il Rapporto Regionale PMI 2023.

Il Rapporto, infatti, riferisce di come, dopo la contrazione pandemica del 2020, nel 2021 si sia osservato un ritorno alla crescita del numero di PMI in Italia. In base agli ultimi dati demografici, si stimano infatti 163.551 PMI nel 2021, il 4,2% in più rispetto al 2020 e il 2,3% in più rispetto al 2019. Nel 2021 è stato così recuperato il calo dell’1,8% osservato nel 2020. L’incremento più deciso si è registrato nel Mezzogiorno (+5,3%), che supera dell’1,1% la media nazionale. Gli incrementi maggiori si osservano in Molise (+10,9%), Puglia (+7,6%) e Calabria (+7,4%); i più contenuti in Piemonte (+3,0%), Trentino-Alto Adige (3,1%) e Lombardia (3,3%). Il Molise è anche la regione in cui si osserva il maggiore incremento della numerosità delle PMI rispetto al 2019 (13,6%); seguita da Basilicata (9,4%) e Calabria (8,8%).

Dopo l’aumento delle nascite registrato nel 2021, il 2022 ha segnato per le imprese italiane la ripresa della tendenza discendente iniziata nel 2019. Nel 2022 nascono, infatti, 89.192 società di capitali in Italia: il 10,6% in meno rispetto al 2021. Il calo delle società di capitali ha riguardato ogni zona del Paese: -10,1% nel Nord-Est, -8,2% nel Nord-Ovest, -10,1% nel Centro e -13,2% nel Mezzogiorno.

Sul totale delle nuove nascite, il 39,6% è costituito da S.r.l. semplificate. Questa tipologia di azienda è presente maggiormente nel Mezzogiorno (49%) e nel Centro (44,4%). A livello regionale, Calabria e Molise si confermano le regioni con una maggiore incidenza delle S.r.l. semplificate sul totale delle nuove nate, con rispettivamente il 54,9% e il 51,6% del totale: «Proprio il dato sulle S.r.l. semplificate – ha aggiunto Ferrara – indica da un lato il grande interesse dei calabresi a voler diventare imprenditori, sebbene dall’altro metta in evidenza la nascita di società abbastanza fragili sotto il profilo della capitalizzazione e quindi della solidità di medio e lungo periodo. Per questo motivo riteniamo che le azioni a supporto delle imprese debbano necessariamente tenere conto di questo duplice aspetto. Lo abbiamo detto in diverse occasioni e anzi abbiamo prodotto un documento ampio e dettagliato, “Agenda Calabria”, attraverso il quale abbiamo indicato la cornice entro cui innestare le misure a valere sui fondi comunitari e nazionali, dal Pnrr a quelli della Programmazione Unitaria 2021-27, affinché possano immediatamente essere investiti per consolidare il ruolo delle imprese, fornire loro prospettive di medio-lungo periodo durante le quali costruire e pianificare gli investimenti in tecnologia e capitale umano, accelerare l’evoluzione del sistema produttivo con strumenti snelli e una burocrazia semplificata».

A livello di macroarea – si legge ancora nel Rapporto – il Mezzogiorno presenta il costo del debito maggiore (3,9%), con il Centro l’unica altra macroarea con un rapporto tra oneri e debiti finanziari superiore alla media nazionale (3,6%); Il Nord-Ovest si attesta infatti al 3,3%, mentre il Nord-Est al 3,2%. Per quanto riguarda le regioni, Molise (4,7%) e Calabria (4,3%) presentano le percentuali più elevate; al contrario, il Trentino-Alto Adige è la regione in cui gli oneri finanziari pesano proporzionalmente di meno (3,1%). Sul punto, Ferrara ha aggiunto: «Gli scenari determinati dalle politiche monetarie introdotte in risposta alla spinta inflazionistica degli ultimi mesi, indotta anche e soprattutto dai rincari energetici, continueranno ad influire sul prossimo futuro delle imprese. Per questo motivo non si può che auspicare un rapido impiego delle ingenti somme a disposizione derivate dai piani già citati affinché le difficoltà di accesso al credito o l’elevato costo del denaro che le imprese ricercano per gli investimenti, possano essere mitigati proprio attraverso l’utilizzo di tali fonti di finanziamento».

L’appello degli industriali calabresi, dunque, è rivolto alle Istituzioni e alla politica affinché si velocizzi l’impiego delle risorse comunitarie e al contempo la loro destinazione sia orientata, pur nel massimo rispetto delle linee guida europee in termini di transizione ecologica e digitale, verso le reali esigenze del comparto produttivo locale.

Rapporto+Regionale+PMI+2023

 

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