Come ormai da più tempo vado ripetendo, quella della realizzazione del ponte sullo stretto è una esigenza dalla quale non si può prescindere per lo sviluppo delle regioni interessate e dell’intero mezzogiorno.
Ad affermarlo Francesco Berna, Presidente di Ance Calabria e del Comitato Mezzogiorno di Ance nazionale, che trae spunto dalle recenti dichiarazioni e prese di posizione che si sono susseguite sul tema da parte di importanti esponenti politici sia di maggioranza che di opposizione.
Alle parole del Governatore della Sicilia Nello Musumeci “spero che anche i più recalcitranti e i più diffidenti abbiamo compreso che il Ponte sullo Stretto è una necessità ormai non più rinviabile”, hanno infatti fatto seguito quelle del Sottosegretario alle infrastrutture, Sen. Armando Siri “il Ponte è una infrastruttura utile al Paese perché si inserisce in una piattaforma logistica nazionale che deve porre l’Italia al centro del Mediterraneo” e del Sen. Marco Siclari “dalle grandi opere come il ponte, le infrastrutture, l’alta velocità da nord alla Sicilia, passa il futuro del paese e non possiamo perdere altre occasioni”.
Sono tutti segnali che giudico positivi – ha affermato Berna – pur consapevole di altre e diverse posizioni sull’argomento. E’ comunque il segno che, nel dibattito politico, si è colta e riportata all’attenzione la centralità che una tale questione riveste per il futuro non solo di una parte del territorio nazionale bensì per tutto il Paese.
Sono oggi ancora più convinto, in piena condivisione con tutti i Presidenti delle Ance territoriali del mezzogiorno, delle reali e concrete prospettive di sviluppo che il Ponte porterebbe all’economia delle due regioni che, ahimè, continuano ad essere contraddistinte da indicatori particolarmente negativi.
Oltre sei miliardi di euro per un investimento infrastrutturale che potrebbe generare, fra imprese di costruzione, concessionarie ed indotto quasi 100 mila nuovi posti di lavoro (per ogni miliardo investito in infrastrutture sono circa 15mila i posti di lavoro che si generano secondo le stime del Centro Studi Ance).
Ma – prosegue Berna – “la valenza di quest’opera non è misurabile solo sotto l’aspetto economico ed occupazionale. Il suo valore è infatti anche e soprattutto di carattere strategico e ad essa può essere legato il futuro dell’intero Mezzogiorno, se è vero come è vero che la sua realizzazione porterebbe con sé anche il completamento dell’alta velocità e dell’alta capacità ferroviaria fino in Sicilia e costituirebbe il completamento dell’asse tra Napoli e Palermo, oltre che l’integrazione con il corridoio paneuropeo Helsinki- La Valletta. Insomma, l’intera area dello stretto potrebbe trasformarsi in un vero e proprio crocevia strategico dell’intermodalità e della logistica nazionale”.
Per evitare però il rischio che sul tema si continui a discutere in termini prevalentemente ideologici, è necessario attivare una attiva e proficua attività interistituzionale, a cominciare dalle due regioni più direttamente interessate: la Calabria e la Sicilia.
Mi sento perciò di chiedere al Governatore della Calabria, Mario Oliverio, di rendersi parte attiva di un processo di confronto che, unitamente al Governatore della Sicilia Nello Musumeci, possa portare ad un tavolo operativo con il Governo nazionale capace di attivare procedure e risorse per rimettere in corsa il progetto del Ponte sullo Stretto.
Questa collaborazione istituzionale potrebbe anche portare ad una ipotesi che, personalmente sostengo, di utilizzare risorse comunitarie e del Fondo Sviluppo e Coesione delle due regioni per cofinanziare l’opera.
E’ infatti necessario trasformare le parole in azioni, fatti e iniziative! Diversamente si continuerà a discuterne periodicamente senza una coerente assunzione di responsabilità e senso del bene comune nei confronti del futuro dei nostri territori e del nostro Paese .