Un incontro urgente per chiedere di allargare anche ai lavoratori autonomi il tavolo governo-sindacati sulla riforma del sistema previdenziale italiano. E’ quanto chiede il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, con una lettera inviata al premier Giuseppe Conte e alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo.
“Dal confronto appena aperto sulla revisione del sistema pensionistico -osserva il presidente Cia nella missiva- è stata esclusa la categoria dei lavoratori autonomi. Ma si tratta di una platea di 4,3 milioni di persone, di cui 452.450 agricoltori, le cui problematiche rischiano di essere ignorate”.
Per questo, Scanavino chiede al Governo uno sforzo in più su una questione tanto importante, prevedendo la costituzione di un tavolo anche sulle pensioni dei lavoratori autonomi, o l’ampliamento del tavolo di contrattazione già inaugurato con Cgil, Cisl e Uil, allargando il confronto anche alle altre organizzazioni di rappresentanza, come la Cia.
D’altra parte, il tema delle pensioni agricole non può continuare a essere ignorato. Il settore -ricorda Cia- non rappresenta solo la “dispensa del Paese” ma, con il lavoro sui campi, i produttori manutengono il territorio contro il dissesto idrogeologico e tutelano biodiversità e paesaggi rurali. Eppure, dopo una vita in campagna, le pensioni degli agricoltori italiani non sono affatto dignitose, con assegni in media di 400 euro mensili, ovvero ben al di sotto di quanto previsto dall’Ue con la Carta sociale europea (40% del reddito medio nazionale, cioè almeno 650 euro).