Ritengo importante che un appuntamento come questo, di una grande organizzazione come la Cgil, rappresentativa del mondo del lavoro, possa essere una occasione per confrontarsi per approfondire le varie questioni che sono poste davanti a noi. Viviamo un momento particolarmente delicato della vita del nostro paese, un momento che richiede non solo lo sviluppo di un confronto, ma uno sforzo per determinare una convergenza più larga possibile delle forze progressiste, democratiche, del mondo del lavoro”.
Così il presidente della Regione Mario Oliverio, intervenuto nel pomeriggio al XII Congresso della CGIL Calabria che si tiene sino a domani nell’Aula Magna dell’Università della Calabria, i cui lavori sono stati introdotti dalla reazione del segretario generale Cgil Calabria, Angelo Sposato.
In apertura del congresso, la presenza di Mimmo Lucano, il sindaco sospeso di Riace, che è stato intervistato dal giornalista Pietro Melia.
Prima di entrare negli argomenti correlati all’attività ed alle azioni della Regione per sviluppo e crescita, per la risoluzione dei problemi aperti, anche in relazione ad alcune sollecitazioni venute dal segretario Sposato, proprio da Riace, da quanto sta accadendo intorno all’esperienza al centro di grande attenzione, Oliverio è voluto partire.“Mimmo Lucano è espressione di una esperienza importante-ha rimarcato Oliverio-, in rapporto ad un fenomeno che ha una dimensione enorme qual è quello dell’immigrazione e con il quale bisognerà fare i conti per un lungo periodo e contemporaneamente rappresenta un approccio che è quello dell’accoglienza, della capacità di dimostrare che l’accoglienza stessa e l’integrazione possono essere la risposta. E’ una esperienza sotto un fortissimo attacco, perché si sono accentuati i caratteri di una politica che va in altra direzione. Ritengo sia un grave errore per il nostro paese avere deciso di smantellare i progetti sprar; ho sostenuto e sostengo in modo aperto Riace non con approccio ideologico, ma con la convinzione che quella deve essere la strada, da sostenere moltiplicare, e quindi non accettare supinamente ciò che avviene. Più in generale credo occorra non avere paura del vento che in questo momento gonfia alcune vele”.
“Penso che bisogna invece avere una determinazione forte e politiche che in questa direzione devono dispiegarsi decisamente. Su questo si deve costruire una convergenza larga. Anche il percorso che si è fatto per quanto riguarda la possibilità di uscire da una condizione di difficoltà e crisi, dopo anni difficili alle spalle- ha quindi proseguito negli argomenti Oliverio-, lo sforzo avviato in questa direzione deve essere il punto di partenza per sviluppare oltre un’azione convergente in riferimento a questioni che interessano il sud, la nostra terra. Nella legge di stabilità- ha detto con forza- c’è una chiara inversione di tendenza da questo punto di vista.
Nel mezzogiorno, oltre all’assenza di politiche strutturali che per decenni ha caratterizzato le politiche nazionali, un grande male è stato l’assistenzialismo. Il mezzogiorno non ne ha bisogno, poiché risposta distorsiva e sbagliata. Le risposte devono essere riconducibili agli investimenti, alla creazione di convenienze per gli investimenti, pubblici e per l’impresa; le politiche di decontribuzione, quelle di abbattimento del costo del lavoro non possono essere oggetto di un abbassamento di attenzione.”
“Ci sono segni di inversione di tendenza dopo un trend profondamente negativo per il sud, per quanto riguarda il pil, anche l’export ed altri indicatori importanti, come pure timidamente per quanto riguarda l’occupazione. Sono punti di partenza- ha indicato Oliverio dal palco del congresso regionale dell’organizzazione sindacale- che devono essere rafforzati ed oggetto di un confronto di merito, perché, purtroppo, nella legge di stabilità non c’è questa risposta.
Anzi: c’è l’agitare di una risposta che è il reddito di cittadinanza. Bisogna assumere iniziative per il pilastro delle politiche degli investimenti e delle politiche di sviluppo, un’altra attenzione per l’inclusione per evitare che siano lasciati a se stesse aree fondamentali della società. In questa direzione bisogna aprire un confronto vero, con una risposta di ordine generale che assume il sud, in questa chiave”.