E’ stato presentato ieri sera nell’affollata sala del teatro comunale di Mendicino, su iniziativa del Centro di Solidarietà “Il Delfino”, alla presenza del presidente della Regione Mario Oliverio, dei sindaci di Belmonte Calabro e di Mendicino, Francesco Bruno e Antonio Palermo, il progetto “Crossing, contro lo spopolamento e per la riqualificazione dei borghi antichi”, promosso e ideato dall’associazione “Le Seppie” di cui è coordinatrice l’architetto Rita Adamo. Il progetto, attraverso una concezione di architettura e arte socialmente impegnata, mira ad affrontare due fenomeni: lo spopolamento dei borghi calabresi e i fenomeni migratori interni al Mediterraneo, fenomeni opposti e consonanti, che vengono accordati suggerendo di mescolare le culture come strumento di trasformazione sociale e spaziale.
Già in via di sperimentazione da alcuni anni nel vicino comune di Belmonte Calabro con straordinari risultati, Crossing punta ad includere la comunità locale e i migranti in modo da promuovere la Calabria come terreno fertile e attrattivo per iniziative creative e sociali. Alla realizzazione del progetto collaborano “Orizzontale”, un collettivo studio-laboratorio di giovani architetti con base a Roma, le docenti Sandra Denicke-Polcher e Jane McAllister della Sir John Cass Faculty of Art Architecture and Design della London Metropolitan University, il Dipartimento Architettura e Territorio alla Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’ Accademia delle Belle Arti di Catania. L’idea è quello di ripetere e raccordare l’esperienza in corso a Belmonte Calabro con quella di Mendicino che ospita due progetti Sprar gestiti dal Centro di Solidarietà “Il Delfino”.
“Questa iniziativa –ha detto il presidente Oliverio– mette a fuoco uno dei nodi fondamentali di una regione come la nostra in cui drammatico è lo spopolamento dei nostri piccoli borghi. Un fenomeno caratterizzato dall’abbandono e dalla rincorsa alla urbanizzazione e quindi dalla creazione di nuove volumetrie verificatosi negli ultimi trent’anni.
E’ una iniziativa importante, perché rappresenta la chiave di volta culturale di un’operazione che richiede una inversione di trend sul piano della ri-generazione, del ri-popolamento e della valorizzazione del nostro patrimonio identitario.
In questi anni come giunta regionale ci siamo posti l’obiettivo di invertire questo trend attraverso l’approvazione di una legge urbanistica regionale che vincola i comuni all’obiettivo “consumo di suolo zero” e abbiamo investito 136 milioni di euro (100 destinati agli enti pubblici e 36 ai privati) per la riqualificazione e la valorizzazione dei borghi calabresi, avviando un percorso che dovrà essere perseguito e completato nei prossimi anni. Il recupero materiale dei manufatti, infatti, da solo non basta. Insieme ad esso occorre attivare politiche di ripopolamento che riportino la vita nei nostri borghi.
In questo senso una politica di accoglienza mirata, legata anche alla presenza di servizi sociali rivolti ai giovani, agli anziani, alle giovani coppie e alla integrazione dei migranti, è un fattore che si coniuga egregiamente con questa operazione.
La prima sfida che abbiamo davanti è, dunque, quella culturale che può crescere solo attraverso progetti come quello che è stato presentato qui stasera e che ha già realizzato risultati importanti nel vicino comune di Belmonte Calabro. Ciò –ha aggiunto il presidente della giunta regionale- anche in considerazione della nuova Programmazione 21-27 che cambia radicalmente l’asse e, quindi, l’utilizzo delle risorse comunitarie, modificando gli obiettivi in direzione della salvaguardia dell’ambiente, dell’accessibilità, della sostenibilità degli investimenti e dell’inclusione sociale. Un nuovo quadro di riferimento su cui dovrà essere impostata una nuova visione di sviluppo su cui stiamo già lavorando a differenza del passato che ci ha visti partire con due anni di ritardo per responsabilità non nostre”.
“La programmazione delle risorse –ha concluso Oliverio– deve necessariamente incrociarsi con progetti come questi per seminare in tutta la nostra regione processi positivi in grado di innescare un’inversione culturale, che deve essere alla base, di una nuova stagione di crescita e di sviluppo della nostra terra”.