Con l’anomala ondata di maltempo accompagnata da gelo e neve sono a rischio i raccolti di verdure e ortaggi del Mezzogiorno che rifornisce i mercati nazionali ed esteri.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti di questo inizio 2019 che vede l’Italia “capovolta” con il sud nella morsa del freddo e il nord alle prese con la siccità e temperature al di sopra alla media che alimentano il rischio incendi.
Nelle campagne del sud – sottolinea la Coldiretti – le temperature sotto lo zero danneggiano le coltivazioni invernali come carciofi, finocchi, sedano, prezzemolo, cavoli, verze, cicorie e broccoli, ma lo sbalzo termico improvviso ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra.
A preoccupare è anche il peso della neve sulle piante e sulle serre.
Il conto per l’agricoltura – continua la Coldiretti – potrebbe salire in misura esponenziale perché con le temperature di molti gradi al di sotto dello zero per più giorni rischiano di essere compromesse anche le piante, dagli agrumi agli ulivi.
Per evitare l’isolamento delle aziende e delle stalle sono in azione anche i trattori degli agricoltori della Coldiretti attrezzati come spalaneve per pulire le strade e come spandiconcime per la distribuzione del sale contro il pericolo del gelo.
I mezzi agricoli sono al lavoro – continua la Coldiretti – per consentire la circolazione anche nelle aree più interne e difficili anche garantire le consegne di prodotti deperibili salvati dal gelo con la riapertura del mercati.
L’eccezionalità degli eventi atmosferici – sottolinea la Coldiretti – è ormai diventata la norma e non solo ha stravolto le tradizionali differenze climatiche tra Nord e Sud ma si manifesta con una più elevata frequenza di sbalzi termici significativi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.
Le anomalie climatiche, con il ripetersi di eventi estremi, – conclude la Coldiretti – sono costate all’agricoltura italiana oltre 1,5 miliardi di euro lo scorso anno che è stato il più caldo dal 1800 ad oggi con una anomalia di +1.58°gradi sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000), secondo Isac Cnr, e che ha anche fatto segnare il raddoppio delle bufere di neve e ghiaccio che sono salite da 10 a 22 sulla base della banca dati degli eventi meteo estremi in Europa (Eswd).