La tempesta d’acqua con raffiche di vento gelato che si è abbattuta in Calabria sullo Jonio Cosentino e Crotonese ha duramente colpito intere filiere produttive che stavano già facendo i conti con la crisi economica legata alla pandemia”.
Lo denunciano Alberto Statti, Diego Zurlo e Paola Granata, rispettivamente presidenti di Confagricoltura Calabria, Crotone e Cosenza che chiedono alle istituzioni “rapide azioni da un lato per ristorare quanti hanno già subito ingenti danni, e dall’altra per mettere in campo interventi che possano prevenire questi drammatici eventi”.
“La situazione è particolarmente grave – aggiunge il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – e purtroppo replica quanto già è successo altrove, dimostrando la necessità di intervenire con un piano che ponga attenzione alla tutela del suolo e alla corretta gestione delle acque in tutta Italia per evitare ulteriori disastri. Le imprese agricole svolgono un ruolo di primaria importanza in questo contesto, che deve essere riconosciuto soprattutto nelle aree a forte vocazione rurale, dove è necessario agire in sinergia per dare risposte concrete ed efficaci. La tenuta del territorio è una questione di sicurezza per tutti”.
Quello che è accaduto – spiega Confagricoltura – dimostra ancora una volta che è l’agricoltura la prima vittima dei cambiamenti climatici in atto nel Paese. Gli oltre 200 mm d’acqua caduti ieri nel Crotonese e i 300 nella notte nel Cirotano hanno dilavato le produzioni locali di finocchi, ortaggi vari e seminativi, causando danni ingenti alle infrastrutture produttive alla viabilità interpoderale della zona.
Così come il pesante nubifragio che si è verificato nell’area del Coriglianese ha già compromesso la tenuta delle coltivazioni, pregiudicando le produzioni delicate come quelle delle clementine, degli altri agrumi e delle olive. Senza contare gli effetti che si sono generati sui frutti nella fase del raccolto, come la senescenza della buccia e la disidratazione che ne hanno pregiudicato la qualità.
“Torniamo a denunciare come non siano più procrastinabili – sostengono Statti, Zurlo e Granata – interventi mirati a prevenire gli effetti dirompenti dei cambiamenti climatici. Occorre una strategia che migliori l’assetto urbanistico dei territori così come una costante manutenzione di corsi d’acqua e delle risorse boschive presenti in Calabria”.
“Non è più tollerabile – concludono – che a seguito di ogni evento climatico sfavorevole imprenditori e cittadini debbano poi subire passivamente gli effetti devastanti sul proprio territorio. Chiediamo fin da subito di attivare le procedure per la richiesta dello stato di calamità in quest’area, ma al contempo di procedere speditamente alla messa in sicurezza dei nostri territori attraverso un vero e proprio piano d’azione sfruttando al meglio le risorse economiche che l’Unione europea ha messo a disposizione della Calabria”.