Troppo lunghi i tempi di attesa per l’emissione del primo assegno mensile di pensione per il personale della Polizia di Stato collocato in quescienza”.
A denunciarlo sono i deputati di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, Salvatore Deidda ed Emanuele Prisco con una interrogazione ai ministri del Lavoro e dell’Interno. I parlamentari hanno ripreso la denuncia del sindacato di Polizia Lisipo, che ha messo in evidenza “un trattamento iniquo nei confronti del personale della Polizia di Stato collocato in quiescenza, per lo più per raggiunti limiti di età” e in particolare i tempi di attesa troppo lunghi per l’emissione del primo assegno mensile di con tempistiche che “varierebbero in base alla Provincia di appartenenza, giungendo in alcuni casi a sfiorare l’anno”.
“Anche per la liquidazione della prima rata del Trattamento di Fine Servizio (sotto i 50 mila euro) – spiegano Ferro, Deidda e Prisco – si attenderebbe dai 18 ai 24 mesi e altrettanto tempo trascorrerebbe per il pagamento della seconda ed ultima trance per la restante spettanza. Sempre secondo quanto denunciato dal Sindacato di categoria, se il dipendente, durante l’attività lavorativa, ha percepito un “equo indennizzo” per il danno subìto, a seguito di infermità riconosciuta dipendente da causa di servizio, quando viene posto in quiescenza gli verrebbe richiesta dall’I.N.P.S. circa la metà della somma percepita all’epoca dei fatti, in un’unica soluzione, anche se si tratta di somme ingenti, con grave nocumento economico per il pensionato.
E ancora, le trattenute addizionali regionali e comunali, che vengono detratte in busta paga per nove mensilità all’anno, prima della pensione, nell’ipotesi in cui il dipendente dovesse andare in quiescenza nei primi mesi dell’anno, gli verrebbero trattenute sull’ultima busta paga, anticipatamente ed in un’unica soluzione, anche per il rateo non ancora maturato, fino al raggiungimento della somma prevista per tutte e nove le quote dell’intero anno
. Come se ciò non bastasse, non sono rari i casi paradossali in cui interi periodi contributivi non risultino nei data base dell’INPS, se non, addirittura, non risultino registrati gli stessi operatori di polizia, nonostante gli anni di servizio prestato. Le amministrazioni dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, per garantire continuità di pagamento tra retribuzione e pensione ai propri appartenenti, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con l’I.N.P.S. per far gestire le pratiche relative ai propri dipendenti da personale tecnico interno all’uopo preposto, anche al fine di ridurre l’attesa per la liquidazione del T.F.S.”. I deputati di Fratelli d’Italia hanno chiesto ai ministri “quali urgenti provvedimenti di competenza intendano adottare per sanare le criticità, anche attraverso la stipula di un protocollo di intesa con l’I.N.P.S., alla stregua di quanto realizzato con l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza”, e se non ritengano “nelle more dei conteggi esatti dell’I.N.P.S. e dell’azzeramento dei tempi d’attesa, di garantire il pagamento della pensione ‘provvisoria’ già dal primo mese dell’avente diritto, pressoché dello stesso importo dell’ultimo stipendio, seppure decurtato delle indennità di presenza e salvo conteggi finali a conguaglio con i primi cedolini definitivi”. Infine Ferro, Deidda e Prisco hanno chiesto ai rappresentanti del Governo “quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che, nelle ipotesi di posizione debitoria accertata a carico del personale, il rimborso dovuto all’I.N.P.S. non diventi gravoso per il quiescente, ma rateizzato in modo da non superare il quinto del valore della pensione” e “se non ritengano di garantire al dipendente della Polizia di Stato che vada in quiescenza senza demerito il riconoscimento di uno status giuridico-sociale di merito che lo valorizzi per la specificità del lavoro prestato per tanti anni al servizio dello Stato”.