Con apposita interrogazione, il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito ha chiesto ai ministri della Salute e dell’Economia di «provvedere a diversa programmazione e allocazione delle somme disponibili al fine di garantire la sicurezza dei parti nei territori di Lamezia Terme e Soverato e di evitare dispendio di risorse pubbliche».
«Nello specifico – spiega il deputato – il problema riguarda i 300mila euro che con decreto dello scorso 19 dicembre i commissari alla Sanità calabrese hanno destinato, su richiesta dell’Asp di Catanzaro, all’adeguamento del blocco operatorio di Ginecologia dell’ospedale di Soverato, il cui Punto nascita nel 2018 totalizzò 349 parti e poi fu temporaneamente chiuso, a seguito di ispezione ministeriale, per carenze strutturali, organizzative e tecnologiche».
Secondo il parlamentare del Movimento 5 Stelle, «è inaccettabile la strada intrapresa dai commissari del governo, Saverio Cotticelli e Maria Crocco», che «hanno indirizzato risorse del Patto per lo sviluppo della Calabria ad un Punto nascita tra l’altro mancante, stando ai dati delle nascite, della necessaria esperienza sanitaria, dimenticando che da anni esiste un progetto, ancora non realizzato, per la messa in sicurezza del blocco operatorio dell’ospedale di Lamezia Terme, delle sale parto e dell’endoscopia.
Cotticelli e Crocco dovrebbero sapere che nel Punto nascita lametino nel 2019 sono nati 1000 bambini e sono stati eseguite oltre 1200 prestazioni chirurgiche, benché l’Ostetricia-Ginecologia abbia soltanto 8 medici più il primario
«Cotticelli e Crocco – rimarca il parlamentare M5S – hanno ignorato che con sentenza del 12 settembre 2019, il Consiglio di Stato ha stabilito che è legittimo l’accorpamento delle attività di Ostetricia-Ginecologia e Pediatria-Neonatologia di due ospedali ove il numero di parti all’anno sia inferiore a quello previsto dalle Linee di indirizzo dettate con l’accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, che prevedono, tra l’altro, la razionalizzazione/riduzione progressiva dei Punti nascita con numero di parti inferiore a 1000 all’anno».
«Pertanto – conclude D’Ippolito – occorre un richiamo immediato dei ministeri vigilanti nei confronti della struttura commissariale, che ha confermato di non conoscere la realtà sanitaria della Calabria e di non saper programmare, peraltro nella fattispecie rischiando lo spreco di risorse pubbliche, i servizi essenziali come i Punti nascita, alla luce della attuali Linee di indirizzo».