Come potrà essere il mondo dopo il Covid-19?”. Con questo interrogativo è iniziata la lezione dell’Ambasciatore Michele Valensise, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dal 2012 al 2016, tenuta, in video conferenza, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
“Le profezie sono difficili e quasi sempre non si verificano”. Tuttavia possiamo cercare di individuare qualche punto fermo. Per anni il mondo è sembrato reggersi su tre blocchi, una specie di G3, costituito da Usa, Cina e Ue. Ma in realtà questo schema è superato, dato che l‘Ue è in ritardo e il suo peso politico è purtroppo minore di quello degli altri due attori. Né si può parlare di G2 (Usa e Cina), posto che le due potenze sono in forte antagonismo tra loro. Resta quindi plausibile ragionare, paradossalmente, su un G-0, in cui nessun Paese esercita una leadership riconosciuta.
Nel 2008–2009, il mondo ha attraversato una forte crisi finanziaria asimmetrica. L’Italia ha perso circa il 10% del suo pil. Oggi, con il Covid-19, la crisi è simmetrica. Tutto è iniziato in Cina. Inizialmente, le misure di contenimento sono state incerte; poi sono stati adottati provvedimenti più rigidi, ricalcati anche da quasi i Paesi colpiti dal virus. Ma la Cina, da Paese “untore” sta ribaltando il suo ruolo a Paese “salvatore”, con una accurata regia, utilizzando una efficace soft diplomacy. A conferma di quanto nella diplomazia di oggi sia importante, oltre all’elemento della forza, la componente costituita dalla reputazione, cioè la percezione da parte della comunità internazionale.
E guardando indietro riaffiora l’immagine di liberatori che gli Stati Uniti irradiarono a ragione in Europa alla fine della seconda guerra mondiale, a integrazione della prova di forza dimostrata dal suo apparato militare.
Il panorama attuale è articolato. La Russia, di cui al momento si sa poco su numero di contagi, decessi e guariti, attraversa una fase delicata per difficoltà economiche. Sono allo studio modifiche costituzionali che dovrebbero consentire al presidente Putin di rimanere in carica per altri 16 anni. Il che non impedisce una politica estera assortiva e spregiudicata, come in Libia e in Siria. Gli Usa, che hanno sottovalutato il Covid-19, pagano il prezzo di una leadership ondivaga e imprevedibile. L’Ue, dopo aver finalmente compreso la portata epocale della crisi in atto, dovrebbe riconoscere che questo è il momento di agire anche per preservare la sua ragion d‘essere. Le sue risposte dovranno essere rapide e solidali, in uno spirito di compromesso.
La Germania e alcuni Paesi „rigoristi“ si oppongono sinora agli Eurobond per una diffusa sfiducia nei confronti degli Stati destinatari delle risorse e per una serie di condizionamenti interni politici e giuridici. Dopo la caduta del muro di Berlino, Helmut Kohl, unificatore della Germania, decise il cambio 1:1 delle due monete usate nella Germania dell’Est e dell’Ovest, con una decisione audace, controversa, ma vincente. Oggi è auspicabile un analogo scatto di coraggio e lungimiranza nell‘interesse comune.
Per l‘Italia è fondamentale che l’emergenza sanitaria ed economica non si trasformi in emergenza sociale. Bisogna immaginare una ripresa a livello europeo. Paesi come Cina, Russia e Cuba hanno offerto aiuti importanti, ma questo non significa una modifica delle nostre alleanze internazionali.
La Prima Guerra Mondiale si concluse con condizioni troppo onerose per la Germania che innescarono una forte destabilizzazione e condussero alla Seconda Guerra Mondiale. Nel secondo dopo guerra l’approccio cambiò, con il Piano Marshall e con un impegno deciso e proficuo a favore del multilateralismo. La storia non si ripete mai, ma è bene ricordare le sue lezioni.