Con una proposta di legge che porta la prima firma del deputato Giuseppe d’Ippolito, il Movimento Cinque Stelle mira a istituire il Parco nazionale della Sila-Valli Cupe. Lo stesso parlamentare spiega: «La proposta è strumento fondamentale per rilanciare il patrimonio naturalistico calabrese e sottrarre la Riserva della Valli Cupe agli appetiti politici alimentati dal recente progetto di legge approvato dalla IV commissione del Consiglio regionale, che crea divisioni e campanilismi politici tra gli enti interessati. Posti come le Valli Cupe vanno gestiti da professionisti dell’ambiente, non da luogotenenti di partito».
«Vogliamo – prosegue il deputato M5S – tutelare e valorizzare la Riserva naturale regionale delle Valli Cupe, area protetta istituita dalla Regione Calabria e caratterizzata dalla presenza di rarità botaniche». Nella relazione introduttiva, D’Ippolito ha rimarcato la bellezza della Riserva, con «numerosi monumenti geologici quali i canyon delle Valli Cupe, di Barbaro, delle Timpe Rosse, dell’Inferno, di Rupa, di Raga, di Melissaro e di Razzone e le gole del Crocchio». Il deputato ha ricordato che «questi luoghi incantevoli caratterizzano la Riserva dal punto di vista paesaggistico, mentre il suo patrimonio faunistico vanta la presenza di specie rare». La proposta di legge prevede «l’inclusione della porzione di territorio della Riserva naturale regionale delle Valli Cupe, d’intesa con la regione Calabria, nel confinante Parco Nazionale della Sila, in base alle modalità previste dalla legge quadro, numero 394/1991, in modo da favorire un’adeguata gestione della predetta area e consentirne l’entrata nella rete dei parchi nazionali. Il mancato raggiungimento dell’intesa – è scritto nell’articolato – preclude l’istituzione del Parco nazionale della Sila-Valli Cupe. La copertura delle spese obbligatorie è assicurata a valere sulle corrispondenti risorse rese disponibili a legislazione vigente dalla Regione Calabria e dalle somme già destinate al funzionamento dell’ente Parco nazionale della Sila, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».