Quando questo tempo sospeso sarà trascorso, quando – speriamo presto – l’emergenza sanitaria sarà contenuta, ci troveremo in un mondo nuovo che abbiamo il compito di rendere migliore di quello in cui abbiamo vissuto finora. Ma non dobbiamo illuderci, nessuna manna cadrà dal cielo, toccherà a noi preparare e costruire il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
È innegabile se si parla di lavoro, in Calabria più che altrove, eravamo già prima in emergenza e la pandemia non ha fatto altro che aggravare la situazione. Ora dobbiamo trasformare la crisi in opportunità e costruire un nuovo modello di economia sostenibile, incentrata sulla dignità del lavoro e sulla tutela dell’ambiente.
Tanti, troppi lavoratori sono ancora sfruttati, malpagati, senza diritti, vittime di “prenditori” che si arricchiscono sfruttando il loro stato di bisogno. Tante, troppe sono ancora le disuguaglianze tra le aree economicamente forti del Paese e il Sud, le cui risorse sono state spesso sfruttate da speculatori senza scrupoli e calpestate dalla pervicacia della ‘ndrangheta. Tanti, troppi sono ancora i “mafiosi con la penna” che nella pubblica amministrazione approfittano di posizioni di rendita e piegano l’economia ai loro interessi.
Combattere questi sistemi perversi, instaurare la legalità, far capire che essere onesti conviene, è una sfida prioritaria, una precondizione essenziale per liberarci dal malaffare. Non è un’utopia, ma comunque non basterebbe. Di pari passo bisogna investire nell’innovazione, nella formazione e integrare il mondo della scuola e dell’università con quello del lavoro fino ad arrivare a una convergenza. Bisogna fare tesoro delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e utilizzarle al meglio per garantire competitività e condizioni lavorative migliori tra cui l’incentivazione delle modalità di lavoro agile che permettono di conciliare i tempi di vita e di lavoro. Bisogna rinforzare il sistema di welfare e riaffermare il principio per cui il lavoro, l’assistenza sociale, il servizio sanitario pubblico sono diritti di tutti, non assoggettabili a interessi privati o di una qualsiasi parte politica.
I numeri per la Calabria non sono mai confortanti: siamo tra le 15 regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione; secondo i dati pubblicati da Eurostat, nel 2019 in Calabria il tasso di disoccupazione fra le persone di età compresa tra i 15 e i 74 anni era del 21%, il nono dato più alto fra le regioni europee.
Ora possiamo solo risalire.
L’obiettivo deve essere quello di far divenire la Calabria una terra capace di offrire opportunità ai giovani e dignità ai lavoratori.
È necessario rimodulare la programmazione dei fondi europei cercando di investire soprattutto sulla valorizzazione delle peculiarità del territorio calabrese: agricoltura, turismo e cultura a cui vanno affiancati gli investimenti strategici complementari necessari per creare i servizi di supporto.
Gli investimenti e la defiscalizzazione del costo del lavoro potrebbero essere anche i mezzi per un grande Piano di regolarizzazione del lavoro nero.
L’unica via percorribile è quella che punta alla tutela del lavoro e alla creazione di una nuova economia incentrata sulle persone. Nel tentativo di realizzarla, con le buone pratiche e non con le parole, il pensiero di tutti noi oggi va alle vittime del Coronavirus, alle loro famiglie e ai tanti lavoratori che in questa difficilissima fase storica hanno tenuto in piedi il Paese. Buon Primo Maggio.
Pippo Callipo