Nella mattinata di giovedì la Commissione contro la ‘Ndrangheta in Calabria si è riunita per l’audizione dell’on. Sebastiano Romeo, capogruppo Pd in Consiglio regionale e presentatore della proposta di legge 377/10 con cui viene introdotto un fondo a sostegno dei giornalisti vittime della criminalità organizzata e di Michele Albanese, giornalista che vive sotto scorta perché minacciato dalla ‘Ndrangheta e responsabile dei progetti di educazione alla legalità per la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI).
Nel corso dell’audizione, condotta dal Presidente della Commissione on. Arturo Bova, è stato sottolineato come la proposta dell’on. Romeo sia in linea con i principi e le finalità che hanno ispirato il Testo Unico contro la criminalità organizzata promosso dallo stesso on. Bova e approvato dal Consiglio regionale nel marzo 2018. Proprio la Legge 9/2018, al Titolo II Art. 15, infatti, prevede già la costituzione di un fondo per tutte le vittime della criminalità organizzata: «Questa proposta – ha spiegato Bova al termine della seduta – va esattamente nella direzione che avevamo scelto di intraprendere un anno fa quando fu approvata la Legge 9/2018. Ho apprezzato quindi la particolare attenzione che l’on. Romeo ha voluto dimostrare verso la categoria dei giornalisti, sebbene fossi assolutamente contrario alle strada perseguita per trovare la copertura finanziaria. Ed invero ho fatto notare come la copertura finanziaria della legge fosse stata prevista mediante lo storno delle risorse già allocate a favore delle vittime della mafia. In sostanza, ciò che era previsto per i giornalisti lo si sottraeva a tutte le altre vittime di mafia. Non posso però sottacere che, a fronte delle mie perplessità, l’on. Romeo ha assunto l’impegno a riportare il fondo alla originaria dotazione a ad interagire al fine di trovare un’autonoma copertura a favore dei giornalisti vittime della criminalità organizzata».
«Particolarmente gradita – ha aggiunto Bova – è stata la presenza di Michele Albanese che, pur ribadendo la particolarità del servizio svolto dai giornalisti, “chiamati ad accendere la luce laddove altrimenti ci sarebbe il buio delle minacce, delle violenze e dell’omertà mafiose“, ha voluto sottolineare come i giornalisti italiani non chiedano trattamenti di favore e, soprattutto, giammai a discapito delle altre vittime. Adesso, dopo i chiarimenti e gli aggiustamenti intervenuti in Commissione, possiamo dire che rafforzeremo ancor di più un impianto normativo tra i più avanzati d’Italia che già è preso ad esempio in tanti altri Consigli regionali del Paese».
La seduta è poi proseguita con l’audizione di Domenico Distante, Presidente dell’associazione nazionale Sapar, e di Massimiliano Pucci, Presidente nazionale dell’associazione “Assotrattenimento” in merito alle perplessità espresse dalle associazioni di categoria sulle restrizioni in tema di slot machine e videolotterie incluse nella Legge Regionale 9/2018. Sul tema, l’on. Bova si è dichiarato estremamente soddisfatto: «Le associazioni audite hanno manifestato la loro disponibilità a collaborare con la Commissione antindrangheta e ad introdurre i correttivi necessari ad eliminare i fattori ingeneranti la dipendenza nell’offerta di gioco leale. Significherebbe scrivere una pagina storica nel contrasto alla ludopatia e al gioco patologico d’azzardo», ha detto Bova.
Lo stesso Presidente ha sottolineato che nei prossimi giorni sottoporrà alle associazioni di categoria, una bozza di protocollo «A noi interessa eliminare i fattori che ingenerano l’insorgere delle dipendenze, non vietare il gioco in sé. Non c’è mai stata alcuna intenzione di introdurre il proibizionismo. Se le associazioni si impegneranno a seguire con noi un percorso di contrasto alla ludopatia e agli interessi criminali, così come hanno già fatto le associazioni dei Tabaccai con prontezza, non esiterò un solo istante a modificare la legge. Anzi, mi farò portavoce presso gli altri Presidenti delle commissioni regionali e presso il Ministro della Salute, affinché venga immediatamente costituito un tavolo di lavoro. Potrebbe partire dalla Calabria, ancora una volta, un grido di riscatto e di riscossa che contaminerebbe l’Italia intera».