Si è svolto nella sala “Fallara” del Comune di Gioia Tauro il convegno dal titolo “Gioia Tauro, il futuro passa dal territorio. Proposte e sfide per la portualità calabrese”.
Un’iniziativa promossa da Confindustria Reggio Calabria, Comune di Gioia Tauro, Camera di Commercio di Reggio Calabria in collaborazione con Unindustria Calabria.
Tanti i temi posti al centro del confronto, dalle questioni di stringente attualità riguardanti i traffici all’interno del porto alla luce, in particolare, dell’avvento del nuovo terminalista TIL-MSC, al ruolo dello scalo nel quadro del Piano strategico della Città metropolitana, fino alle novità infrastrutturali con l’arrivo delle nuove gru e al nodo Zes.
Gioia Tauro non è una questione tra tante, ha detto in apertura il Domenico Vecchio, presidente di Confindustria Reggio Calabria: “È ‘la questione’ per antonomasia, la madre di tutte le battaglie. Una questione non calabrese, non meridionale, ma italiana. E per questo rivendichiamo con forza il ruolo di Gioia che, in questo momento storico, è messo in discussione dagli investimenti su altre realtà. L
‘Europa e la Cina hanno investito su Vado Ligure. Noi crediamo che l’Italia e l’Europa debbano investire qui. Confindustria guarda con speranza e fiducia al nuovo percorso avviato con TIL – MSC. E siamo grati al gruppo Aponte, di cui auspico di incontrare i vertici fin dalle prossime settimane, per la concretezza e la serietà che finora ha dimostrato”.
“I finanziamenti nel bilancio dello Stato – ha poi aggiunto Antonino Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria – per i cosiddetti “grandi investimenti Zes”, non essendo state utilizzate per la troppa complessità attuativa, andranno a finire ad implementare il fondo “Cresci al Sud”.
Io sono convinto che questo sia una scelta miope e credo sia davvero necessario fare appello alla politica, a cominciare dalla deputazione del nostro territorio, affinché intervenga per correggere un errore che danneggerebbe non solo Gioia Tauro ma tutte le aree Zes in particolare del Mezzogiorno”.
“Gioia Tauro è un grande porto nel centro del Mediterraneo, che ha potenzialità inespresse”. Così Natale Mazzuca, presidente di Unindustria Calabria, che ha poi rimarcato: “Con 700 ettari di retroporto dobbiamo programmare investimenti e lavoro. La Zes è un contenitore rimasto sulla carta. Chiediamo al Governo di attuarla, di renderla attrattiva per nuovi investimenti, creando le condizioni per connetterla al territorio e al Paese. La Zes può essere un importante laboratorio di semplificazione. La nostra ambizione non deve essere limitata al transhipment, ma soprattutto alla trasformazione, che aggiunge valore all’economia”.
“E’ necessario che l’area industriale sia gestita dal Comune di Gioia Tauro, secondo una logica che riparta dal basso e dalla capacità del territorio di assumersi delle responsabilità”, ha affermato Aldo Alessio, sindaco di Gioia Tauro. “E lo Stato – ha proseguito il primo cittadino – si riprenda ciò che è suo, ovvero i capannoni deserti frutto di sprechi di denaro pubblico, e lo dia a giovani imprenditori”.
Il sindaco della Città metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà ha poi salutato positivamente i progressi registrati dal porto di Gioia Tauro negli ultimi mesi. “L’incremento di traffico registrato nel 2019 – ha aggiunto – e l’arrivo delle prime tre enormi gru acquisite dal nuovo concessionario Til-Msc sono il segno di un trend di crescita incoraggiante. In questo senso chiederemo con forza che i fondi destinati alla Zes non siano distratti dal Governo nella nuova legge finanziaria. Chiederemo un incontro ai Ministeri, insieme a Confindustria e alle altre istituzioni territoriali, per assicurarci che gli sforzi prodotti in questi anni, non vengano verificati”.
“L’avvento del nuovo terminalista – ha evidenziato Andrea Agostinelli, commissario straordinario Autorità portuale Gioia Tauro – è senza dubbio un fatto importante che oggi ci consente di guardare ad un nuovo piano di investimenti e ad evitare una macelleria sociale che rischiava di determinare licenziamenti a catena. Il rilancio in atto dovrà ora essere accompagnato con pazienza e fermezza”.Dagli scenari disegnati negli ultimi rapporti Svimez ha preso le mosse la relazione di Andrea Prete, vicepresidente nazionale Unioncamere che ha posto l’accento “sul rischio desertificazione per questo territorio. E’ fondamentale operare una profonda ristrutturazione del sistema burocratico che impone costi sempre più elevati al tessuto produttivo che oggi è in una spirale che sembra senza ritorno. Accanto a ciò, il rilancio di serie politiche infrastrutturali se consideriamo che dall’apertura del Canale di Suez sono cresciuti tutti i porti tranne i nostri”.
La priorità è mettere il sistema produttivo “in condizione di creare vero e duraturo sviluppo”, ha messo in rilievo Gualtiero Tarantino, presidente sezione Trasporti e logistica Unindustria Calabria. “Ad oggi purtroppo dobbiamo ancora registrare ritardi e inefficienze sul versante delle politiche industriali di questo territorio. Abbiamo tutti sotto gli occhi le vicende fallimentari del Corap e di un’area industriale che versa in condizioni di totale degrado e abbandono”.
Secondo Felice Iracà, dirigente generale vicario Dipartimento Attività produttive Regione Calabria, “Dobbiamo avere la forza di caratterizzare la nostra Zes con delle politiche finalizzate al sostegno del sistema imprenditoriale, con particolare attenzione al tema della fiscalità e della logistica, proprio come avviene in altri contesti europei”.
Le ZES costituiscono una opportunità ancora tutta da sfruttare, ha ricordato in chiusura Massimo Sabatini, direttore Politiche regionali e della coesione territoriale Confindustria, “per il Mezzogiorno e per l’intero Paese, perché possono affrontare in maniera virtuosa tre questioni chiave per caratterizzano l’attuale fase di debolezza del ciclo economico: il rilancio degli investimenti privati, la ripresa degli investimenti pubblici e l’esigenza di semplificazione amministrativa.
Per sfruttare fino in fondo questa opportunità, intorno allo strumento va costruita una politica, capace di mettere insieme i diversi fattori di attrazione, di individuare incentivi aggiuntivi, di attuare le semplificazioni che servono alle imprese, di promuovere il pacchetto localizzativo all’estero in maniera mirata. Serve, insomma, una vera e propria Agenda di lavoro, a cui tutti, Istituzioni e rappresentanti degli interessi, devono dare il proprio contributo”.