Il vice capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, on. Wanda Ferro, ha preso parte alla sottoscrizione della “Carta per la sostenibilità e la competitività delle imprese nell’economia circolare”.
Il documento è stato sottoscritto nella Sala del Cenacolo di Palazzo Valdina da undici associazioni datoriali e di categoria – Confindustria, Confartigianato Imprese, Cna, Casartigiani, Claai, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e Confapi – con l’obiettivo di affrontare le nuove sfide ambientali e cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione dei processi produttivi e di consumo, attraverso un cambio di approccio da parte di tutti gli stakeholders e il coinvolgimento del sistema economico nel suo complesso. Il documento rappresenta un primo impegno condiviso per lo sviluppo e la competitività delle imprese italiane in tema di economia circolare, e individua 10 linee di intervento e punti programmatici che affrontano aspetti di carattere regolatorio, normativo, economico e tecnologico, dall’abbattimento delle barriere burocratiche, alla necessità di favorire investimenti in ricerca e innovazione, fino ad arrivare ad una capacità impiantistica virtuosa.
“Un impegno, quello assunto dalle associazioni, nei confronti dell’ambiente, ma anche delle future generazioni, alle quali verrà garantito, attraverso processi produttivi idonei a preservare le materie prime indispensabili per la nostra crescita e per il nostro benessere, uno sviluppo sostenibile caratterizzato da una economia circolare che sintetizza lo sviluppo industriale, la tutela ambientale e il benessere dei cittadini”. E’ quanto ha affermato l’on. Wanda Ferro durante il suo intervento nel dibattito che ha preceduto la sottoscrizione del documento. “Gli impegni sottoscritti dalle associazioni – ha proseguito – aprono nuove prospettive imprenditoriali che non possono che essere oggetto di plauso viste anche le notevoli ricadute occupazionali che derivano già oggi e che, in futuro, non potranno che aumentare.
A fronte di impegni così precisi, il legislatore dovrebbe rispondere tracciando, innanzitutto, un quadro normativo chiaro e puntuale. Una legislazione improntata a semplificare la vita delle Imprese.
Ciò, purtroppo, non sempre avviene. Penso, in particolare, alla oramai annosa vicenda della disciplina dell’End of Waste. La Sentenza del Consiglio di Stato, la n. 1229 del 28 febbraio 2018, impedisce, di fatto, il rinnovo delle autorizzazioni esistenti degli impianti di riciclo, o il rilascio di nuove, in mancanza di norme nazionali o europee che stabiliscano i criteri tecnici per la trasformazione dei rifiuti in materia o prodotto secondario, ossia i criteri “end of waste”, necessari per il riciclo.
E’ vergognoso che il Governo non sia ancora riuscito a venire a capo di questa vicenda nonostante le innumerevoli promesse fatte! In tutti i provvedimenti esaminati dal Parlamento dall’inizio della Legislatura ho presentato emendamenti per fornire una soluzione a tale problema, che sta provocando grandi disagi all’economia circolare. Le amministrazioni regionali, infatti, pur non condividendo la pronuncia del Consiglio di Stato, non rilasciano o rinnovano le autorizzazioni caso per caso per le attività di recupero e riciclo dei rifiuti.
La situazione è, quindi, ancora più paradossale se si pensa che l’unica soluzione alternativa al blocco delle attività di end of waste è rappresentata dal conferimento in discarica dei rifiuti. Una soluzione che, oltre ad essere deprecabile sotto il profilo ambientale, rischia di esporre il nostro Paese a pesanti sanzioni, anche alla luce delle nuove Direttive costituenti il cosiddetto “pacchetto economia circolare” che puntano alla riduzione della produzione dei rifiuti. C’è da dire, inoltre, che la situazione generatasi con la sentenza del Consiglio di Stato ha trovato il Ministero dell’ambiente in evidente affanno nell’adozione dei Decreti ministeriali previsti dall’articolo 184-ter del Codice dell’ambiente per la definizione dei criteri necessari per la cessazione della qualifica di rifiuto. Dall’inizio del mandato del ministro Costa il Ministero dell’Ambiente non è riuscito a definire alcun decreto in materia di end of waste. L’ultimo decreto ministeriale adottato, relativo al conglomerato bituminoso, risale al Ministro Galletti al quale, ad onor del vero, devono ricondursi anche gli schemi di decreto relativi ai PAP (Pannolini, assorbenti, pannoloni) e al pastazzo di agrumi, attualmente al vaglio della Commissione europea. La situazione non è particolarmente rosea ma sono certa che il Parlamento, anche attraverso i criteri di delega per il recepimento delle nuove direttive sull’economia circolare, già esaminati dalla Camera, e attualmente in discussione al Senato, potrà fornire delle risposte concrete alle attese degli operatori.
Ci auguriamo, però, che il Governo sia capace di trovare una soluzione alla vicenda End of Waste prima del termine previsto per il recepimento delle direttive europee sull’economia circolare che scade il 5 luglio 2020”.
Quindi Wanda Ferro si è soffermata su un altro impegno contenuto nella Carta, quello del Green Public Procurement e dei Criteri ambientali minimi. “Da presidente della Provincia di Catanzaro – ha spiegato Wanda Ferro – ho avuto modo di confrontarmi spesso con le difficoltà procedurali e amministrative che si incontrano quando si vuole realizzare un’opera pubblica. Le continue modifiche al Codice dei contratti pubblici, il D.lgs. 50/2016, già parzialmente modificato nel 2017 e prossimo a subire nuove modifiche attraverso il DDL Semplificazioni e attraverso un DL annunciato dal ministro Toninelli, hanno ulteriormente rallentato l’azione delle Stazioni Appaltanti.
Queste ultime, inoltre, non sono ancora riuscite a metabolizzare le novità tra cui l’integrazione obbligatoria dei criteri ambientali minimi in tutte le fasi del processo di acquisto, la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la scelta di soluzioni tecniche che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente, lungo l’intero ciclo di vita. Dalle Amministrazioni pubbliche, però, deve arrivare un forte segnale culturale di rispetto dell’ambiente rivolto ai cittadini ma anche al mondo imprenditoriale perciò è necessario che il Governo dedichi attenzione, e risorse, alla formazione e all’aggiornamento dei funzionari pubblici. Orientando in tal modo la spesa pubblica verso beni e servizi ecologici si determinerà uno stimolo automatico per le imprese a sviluppare e produrre beni e servizi sempre più sostenibili, sotto il profilo ambientale, economico e sociale”.