A dicembre, con l’approssimarsi delle festività, oltre un terzo delle quasi 320mila posizioni lavorative saranno rese disponibili dalle imprese della filiera del turismo e da quelle del commercio.
Complessivamente, i contratti previsti entro febbraio 2019 si attesteranno a circa 1,1milioni. La difficoltà di reperimento si colloca al 28% delle entrate previste, 6 punti percentuali in più rispetto a dicembre 2017.
Sono alcune delle indicazioni che emergono dai programmi occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi, monitorate dal Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.
A dicembre prosegue la decelerazione, avviatasi dal mese di ottobre, sia del numero di imprese che prevedono assunzioni (che scendono a 158.200, pari all’11,6% del totale imprese dal 12,9% di novembre) sia del numero di entrate messe in conto (319.320, con un tasso di entrata del 2,7% dal 2,9% di novembre): un andamento che risente delle incertezze degli scenari economici mondiali, che stanno avendo un impatto anche sugli andamenti congiunturali dei principali Paesi europei.
Comunque, restano di segno positivo le dinamiche tendenziali della domanda di lavoro espressa dalle imprese: a dicembre saranno oltre 64mila le opportunità di lavoro in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno, sebbene sia pressoché invariata la percentuale di imprese che prevedono nuovi ingressi di personale.
Su base annua, aumentano solo le medie imprese che hanno in programma assunzioni (dal 22,2% al 24,2% del corrispondente totale), mentre per le piccole ma, in special modo, per le grandi imprese si evidenzia una minor propensione ad assumere nell’ultimo scorcio del 2018 (con una quota per quest’ultime pari al 47,3% del corrispondente totale dal 54,7% del 2017).
Oltre ai settori del turismo e del commercio, che complessivamente hanno programmato oltre 14mila entrate in più rispetto a dicembre 2017 (pari a più di un quinto dell’incremento complessivo su base annua), anche altri due settori che risentono della stagionalità del periodo, come i servizi operativi alle imprese e alle persone e il comparto dei trasporti e logistica, mostrano incrementi assoluti di oltre 7mila ingressi ciascuno.
Aumenta sensibilmente anche la difficoltà di reperimento dichiarata dalle imprese (dal 22% al 28%), con aumenti più evidenti tra le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi – il gruppo professionale di riferimento dei comparti a maggior incremento di entrate, gli operai specializzati e le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (tra +8,1 e + 5,6 punti percentuali). Tra questi, tuttavia, solo gli operai specializzati fanno anche registrare difficoltà di reperimento superiori alla media complessiva.
Più critiche sono, invece, le ricerche del personale da inserire in alcune aree aziendali più coinvolte nei processi di digitalizzazione e automazione (come quella dei sistemi informativi, con il 48% di difficoltà di reperimento), della progettazione (come la progettazione, ricerca e sviluppo, con il 50%), di comunicazione (come marketing, commerciale, comunicazione e pubbliche relazioni, con il 35%).
Tali mismatch si riflettono anche sui corrispondenti profili professionali, tanto che per le cosiddette professioni “STEM” (specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche e tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione) fino ad oltre un’entrata su due potrebbe presentare delle criticità, mentre nel caso dei tecnici delle vendite, del marketing e della distribuzione commerciale si arriva al 41,3% di difficoltà.
E’ il Nord Ovest l’area del Paese che esprime nel mese di dicembre il maggior incremento tendenziale della domanda lavoro (+20.100 entrate previste, per un tasso di entrata pari al 2,5%), seguita dal Sud e Isole (+17.940 e un tasso di entrata al 3,0%, il più alto tra le macro-ripartizioni). In terza posizione il Nord Est (+14.290 ingressi e 2,8% il tasso di entrata) e, infine, il Centro (+12.070, 2,5%).
[1] Le informazioni sui flussi di entrate programmate dalle imprese riguardano le attivazioni di contratti di lavoro (a tempo indeterminato, a tempo determinato, stagionali, a chiamata, apprendistato, in somministrazione, di collaborazione coordinata e continuativa ed altri contratti non alle dipendenze) della durata di almeno un mese solare (pari ad almeno 20 giornate lavorative) per il trimestre oggetto di indagine.
[2] Esprime il rapporto tra numero di entrate programmate e i dipendenti delle imprese.