Una regione dalle tante vocazioni e potenzialità troppo spesso soffocate dal condizionamento della criminalità organizzata che frena gli investimenti, scoraggiando gli imprenditori a radicare le proprie aziende, e quindi a costruire opportunità di lavoro e crescita in Calabria. Una situazione rispetto alla quale lo Stato non può intervenire in maniera radicale senza la collaborazione degli imprenditori vessati che, scegliendo il silenzio e l’omertà, diventano conniventi, per paura, del sistema mafioso che vuole assoggettarli.
Un’analisi lucida e cruda quella del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Gaetano Paci, al quale sono state affidate le conclusioni del webinar organizzato da Confartigianato Imprese Calabria, con la collaborazione della sezione reggina dell’associazione, dal titolo “Economia in Calabria, tra crisi, crescita, legalità e illegalità”.
Al confronto on line, trasmetto anche sulla pagina Facebook dell’associazione regionale, e moderato dal segretario regionale di Confartigianato Imprese Calabria, Silvano Barbalace, hanno partecipato anche il direttore della filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, Sergio Magarelli, e Licia Redolfi dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria.
Quelli affrontati nel corso del webinar, secondo il procuratore Paci, sono “temi di estrema importanza nell’agenda non solo della regione, ma anche nazionale e internazionale. Dall’angolo di osservazione di chi svolge il ruolo di responsabile di un ufficio di Procura distrettuale come quello di Reggio non si può non partire da una serie di dati, come quelli relativi al condizionamento della criminalità organizzata sul sistema imprenditoriale che è di tipo binario: da un lato la criminalità organizzata soprattutto ai livelli bassi ed esecutivi, quelli “da strada”, vessa le imprese, soprattutto le piccole imprese e le piccole attività commerciali attraverso metodologie estorsive, dall’altro il sistema imprenditoriale viene condizionato ad un livello più ampio che è quello della tenuta sul mercato attraverso metodiche di alterazione della concorrenza e quindi di imposizioni di scelte e decisioni che attengono alle modalità di gestione dell’attività o addirittura della natura stessa di svolgerle in un dato momento e territorio – ha detto ancora Paci -.
Molti imprenditori si trovano costretti a subire questi condizionamenti: in entrambi casi, in maniera inspiegabile ci troviamo in presenza di un atteggiamento ostile da parte dei gestori delle imprese a denunciare all’autorità giudiziaria questo tipo di fenomeni”. Il procuratore della DDA di Reggio Calabria è partito da questa considerazione “non per accusare il sistema imprenditoriale ma per evidenziare un elemento di criticità che ancora oggi persiste nella nostra regione e in genere nel Sud, ma che non ha più motivo di esistere: ormai è sotto gli occhi di tutti l’efficienza dimostrata dall’azione di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine a tutela della libertà di concorrenza e della libertà del diritto d’impresa che è un diritto costituzionalmente garantito”. Un diritto, sottolinea ancora, da cui passa “lo sviluppo di un territorio – spiega ancora -.
Quanto più gli imprenditori sono disposti a denunciare alle forze dell’ordine le condotte anomale di chi appartiene o si fa strumento delle organizzazioni mafiose tanto più un territorio diventa appetibile alle scelte imprenditoriali da parte di chi dall’esterno vuole investire”. Un quadro, quello descritto dal procuratore Paci, che emerge da dati concreti e che dovrebbero far riflettere non solo le associazioni degli imprenditori e delle imprese, ma che dovrebbero scuotere la coscienza dei singoli imprenditori proprio per creare condizioni migliori in cui operare e creare crescita e sviluppo. Illegalità significa anche “lavoro nero” – un triste primato della nostra regione – come evidenziano i dati dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria e illustrati da Licia Redolfi.
“La Calabria è al primo posto a livello nazionale per peso del lavoro nero. Sull’occupazione complessiva infatti, sono 136mila gli occupati non regolari che portano la regione al primo posto in Italia per peso del lavoro irregolare – spiega Redolfi -. I settori in cui sono impiegati maggiormente lavoratori irregolari sono l’agricoltura e le costruzioni. Dei 24 comparti manifatturieri sul mercato calabrese, 13 sono in recupero negli indicatori di “salute economica” rispetto al periodo pandemico. Questi impiegano circa il 79% della forza lavoro dell’intero settore manifatturiero calabrese. Tra quelli in sofferenza, invece, c’è il comparto della moda che risente significativamente anche dell’incidenza della contraffazione: la Calabria è al quarto posto per peso del fenomeno sul valore aggiunto dell’intero comparto. Il 54% dei prodotti contraffatti sequestrati in Calabria ricade proprio nell’ambito del comparto della moda.
“Quello che emerge sull’economia calabrese nella prima parte del 2021 è un quadro orientato al positivo, ma i miglioramenti sono ancora insufficienti per colmare i decrementi registrati durante la crisi pandemica – ha spiegato invece il direttore Magarelli ricordando i dati emersi nel corso della presentazione della nota congiunturale di Bankitalia -. I Fondi legati al PNRR attribuiscono risorse, responsabilità e opportunità uniche e importantissime, far creare nuove occasioni di sviluppo e valorizzare gli investimenti in attività produttive. La crisi sanitaria, poi diventata sociale ed economica, ha acuito i differenziali con il resto del Paese ingiusti e ingiustificabili”.
“La pandemia ha reso le fragilità del territorio ancora più acuite, facendo da veicolo alla potenziale acquisizione, da parte di concorsi e coacervi del malaffare, di aziende, cooperative e soprattutto del consenso sociale a buon prezzo. E’ fondamentale un percorso di discontinuità con l’inefficienza del passato, per spezzare la catena di complicità, che coinvolge pezzi della società e delle istituzioni in relazioni di sodalizio poco trasparenti e che mirano ad acquisire livelli di sostanziale controllo del territorio. La Calabria è una terra non ancora perduta che vuole ripartire – conclude Magarelli -.
Occorre mettere in campo tutte le risorse utili: se non ora, quando?”. In conclusione, il segretario regionale Barbalace ha voluto rimarcare l’importanza dei temi come quello trattato nel webinar, il terzo nel 2021 incentrato sulla legalità, da parte delle organizzazioni di categoria.
“Stiamo facendo un’azione di sensibilizzazione ed informazione agli imprenditori – ha spiegato Barbalace – perché solo così si creano le condizioni per uno sviluppo sano delle nostre comunità, si attraggono investimenti in un contesto più sicuro, si evita la concorrenza sleale. Noi come associazione di categoria svolgiamo il nostro ruolo, anche mettendo in campo un’attività di assistenza agli imprenditori sostenendoli negli eventuali percorsi di denuncia”.