E’ cresciuto del 3,9% nell’ultimo anno il mercato dell’usato in Calabria dai mobili ai vestiti con 53 realtà attive.
E’ quanto emerge da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative Uecoop Calabria su dati del Registro delle Imprese in relazione alla generale tendenza di riduzione degli sprechi non solo alimentari e a un ritorno della moda del vintage.
Ma non si tratta solo di “tesori da cantina” – sottolinea Uecoop – ci sono anche realtà cooperative che riescono a valorizzare materiali di scarto come in Calabria a Roccella Ionica la cooperativa sociale “Felici da Matti” che da anni opera nel settore della raccolta e riciclo/riuso di due tipologie di rifiuti: abiti usati ed oli vegetali esausti domestici e da attività commerciali. Gli abiti usati vengono immessi nella filiera dell’usato, mentre dal riciclo degli oli vegetali esausti, viene realizzato un sapone solido ed una linea di detergenti per la casa aromatizzati con oli essenziali bio di bergamotto, limone, eucalipto e citronella.
A livello nazionale – sottolinea Uecoop – ci sono 4.973 realtà attive con il mercato del riuso a prezzi scontati coinvolge i principali centri urbani italiani. Sta crescedo – spiega Uecoop – un vero e proprio mercato parallelo a quello del nuovo dove, per le più svariate ragioni, dal desiderio di liberarsi di cose non più utilizzate o che non si possono portare in un trasloco realizzando anche cifre minime che possono essere una piccola entrata straordinaria per il bilancio domestico.
In genere – spiega Uecoop – gli oggetti vengono consegnati in conto vendita a un prezzo concordato che viene poi diviso fra proprietario e venditore. A volte invece è lo stesso negozio dell’usato che acquista direttamente e poi rivende, In Italia il business dell’usato vale 21 miliardi di euro e coinvolge quasi 1 italiano su 2 – spiega Uecoop in base alla ricerca Doxa “Second Hand Economy” – e quando si compra di seconda mano in 7 casi su 10 lo si fa per risparmiare ma nel 35% dei casi anche perché si sta cercando qualcosa di originale che non si trova più in commercio.
Oltre la metà di chi vende ha come prima motivazione quella di non gettare via oggetti ancora utilizzabili, in un’ottica anti spreco, e liberare spazio in casa o in cantina.
Nel 19% dei casi infine – conclude Uecoop – partecipare al mercato dell’usato è un modo per integrare il reddito domestico considerato che quasi un povero su due è minore o giovane mentre quasi 1,4 milioni di persone sopra i 65 anni si trovano in uno stato di grave deprivazione materiale senza potersi pagare un pasto completo o le bollette di luce e riscaldamento registrando secondo la Commissione europea per gli Affari sociali un’incidenza del 10,9% quasi doppia rispetto alla media.