Non c’è pace per l’ambiente, i nostri amministratori sembrano affetti da un singolare incantesimo che impedisce loro di avere una realistica visione sul futuro. Nonostante la gravità della crisi climatica, i proclami e gli impegni delle varie COP e nonostante le normative internazionali che impongono il raggiungimento di precisi obiettivi di decarbonizzazione, l’Italia e la Calabria continuano ad andare, ostinatamente, in direzione contraria. La transizione ecologica, proclamata solo a parole,viene costantemente negata nei fatti senza neppure comprendere le contraddizioni che stanno ipotecando pesantemente il nostro futuro.
“Le varie crisi in corso, ambientale, energetica e sociale, sono crisi sistemiche, strettamente connesse, che vanno affrontate insieme con una strategia di medio e lungo periodo affinché possano essere risolte o almeno limitate. Invece ci si muove nella perenne logica dell’emergenza che, in materia di ambiente ed energia, non solo rischia di non risolvere affatto i problemi ma, paradossalmente, li aggrava” afferma Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria. “È il caso del conflitto Russia-Ucraina e delle manovre speculative sul gas – continua Parretta – che comportano un aumento dei costi dell’energia con pesanti conseguenze sui bilanci di famiglie ed imprese. Sull’onda dell’emergenza, le Amministrazioni, sia centrale che regionale, stanno mettendo in campo interventi economicamente incongrui ed ambientalmente molto dannosi come il rigassificatore di Gioia Tauro, considerandolo una priorità nazionale”.
Lo Stato Italiano rilascerà alle società energetiche, su diverse aree del territorio italiano, 12 nuove autorizzazioni per l’estrazione di idrocarburi. Gli impianti di estrazione, oltre all’enorme impatto visivo sul territorio o nello specchio di mare, oggetto dell’installazione, come ben sanno i cittadini di Crotone, hanno conseguenze gravissime sull’ambiente e sugli equilibri dell’ecosistema.
“La Calabria, quasi sicuramente, non sarà interessata dalle nuove concessioni. Per il momento almeno – sottolinea Anna Parretta,– perché come altri territorio del Sud Italia, la nostra regione è caratterizzata dalla presenza di numerosi giacimenti gasiferi in particolare sulla sua fascia jonica. Deve essere chiaro che dobbiamo uscire definitivamente dalla tirannia delle fonti fossili. Nella nostra Regione serve creare sviluppo ambientalmente sostenibile, puntando ad esempio sulle grandi potenzialità dell’eolico offshore, in grado di portare vantaggi climatici ed occasioni lavorative per i calabresi”.
Se vogliamo fornire realmente soluzioni alla crisi climatica ed energetica nel nostro Paese, dobbiamo uscire dalle fonti fossili ed accelerare, con un deciso cambio di rotta, sulle fonti rinnovabili. Per farlo è necessario realizzare i relativi impianti, sia i grandi impianti industriali che le comunità energetiche, sviluppare l’eolico a terra e offshore (sono almeno 5 i progetti che riguardano la Regione Calabria),installare il fotovoltaico sui tetti e sulle aree compromesse (discariche, cave, etc), e l’agrivoltaico moderno (come quello posizionato ad altezze e geometrie variabili e con pannelli mobili ad inseguimento solare che garantisce l’integrazione delle produzioni agricole con quella energetica senza consumo di suolo) ed ancora incrementare la produzione di biogas e biometano, e supportare l’idrogeno verde e la geotermia a bassa entalpia oltre ad attivare serie e lungimiranti politiche di efficienza energetica.
Per comprendere l’importanza del tema, basti pensare che quanto alle emissioni in atmosfera un solo parco eolico offshore da 675 MW è in grado di evitare 1 milione di tonnellate di CO2 e produrre circa 45.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno, creando al contempo occupazione e lavoro di qualità.
È essenziale, quindi, che le energie rinnovabili diventino la prima fonte di energia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030 e per i quali l’Unione Europea ha messo in campo strumenti finanziari importanti come il Next Generation EU, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che si aggiungono alla programmazione Comunitaria 2021/2027 ed alle strategie UE per la Biodiversità al 2030.