La Calabria, assieme a Lombardia e Piemonte, è tra le regioni nella stretta della diffusione del Covid 19, tanto da rischiare oltre al coprifuoco serale anche misure più restrittive, compreso il lockdown generale. La priorità è scongiurare il rischio di un crollo del sistema sanitario sotto il peso della incalzante diffusione del contagio.

Come è successo nella prima ondata, quella di marzo, le preoccupazioni per l’emergenza sanitaria, in un tessuto produttivo e sociale fragile come quello calabrese, si accompagnano a quelle per la drammatica situazione economica in cui versano migliaia di piccole e medie imprese.

Una situazione aggravata per tutte quelle imprese di fatto escluse dal Decreto Ristori: quello che chiediamo al Governo, così come ha fatto di recente la nostra categoria nazionale, è di estendere, in sede di conversione del decreto, il provvedimento alle altre tipologie di imprese, per evitare che nel territorio calabrese numerosi artigiani, commercianti e piccoli imprenditori finiscano sul lastrico e si cancellino migliaia di posti di lavoro.

E’ quanto affermano i vertici di Confartigianato Imprese Calabria, il presidente e il segretario regionale, rispettivamente Roberto Matragrano e Silvano Barbalace, in una nota in cui viene espressa preoccupazione in atto e si sollecitano interventi a sostegno del sistema impresa con “velocità e senza rimanere imbrigliati dai meandri della burocrazia”.

“Uno degli aspetti più critici del Decreto Ristori è rappresentato dall’allegato 1, con il ritorno dei codici Ateco, che già attaccammo durante nel primo lockdown alla luce delle gravi discriminazioni innescate – affermano Matragrano e Barbalace – . Tra gli esclusi troviamo tutte le imprese che svolgono attività senza somministrazione, in pratica tutto l’artigianato della ristorazione, pizzerie a taglio, gastronomie, rosticcerie e piadinerie, che non ammesse nonostante i certificati e accertati cali di fatturato.

Senza dimenticare tutte le imprese della filiera che subiscono l’effetto collaterale delle chiusure serali, a partire da quella rilevante filiera della produzione alimentare artigiana, costituita da panifici, pastifici, caseifici, salumifici, birrifici, aziende conserviere e di trasformazione dei prodotti orticoli, che rischiano di dimezzare i propri fatturati. Senza dimenticare il fatto che sono state gravemente colpite dalla crisi tutte le attività legate al mondo delle cerimonie, a partire da fotografi, sarti, videomaker e altre figure”.

Anche sui tempi di presentazione delle domande Confartigianato Imprese Calabria auspica un intervento visto che chi ha già beneficiato del sostegno economico in precedenza, dovrebbe ricevere il nuovo ristoro in automatico entro il 15 novembre, ma per chi presenta la richiesta per la prima volta vedrà slittare i termini al 15 dicembre. “Una dilazione dei termini per il ristoro che mette le imprese ancora più in difficoltà”, sottolinea Confartigianato Calabria.

“Altra grande preoccupazione riguarda i tempi di erogazione della cassa integrazione per le imprese artigiane attraverso il Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato: ancora oggi siamo in attesa di vedere trasferite dal Ministero le risorse già stanziate con il decreto di agosto, parliamo di un miliardo e 600 milioni, che non sono arrivati visto che il decreto è fermo per il visto di conformità alla Corte dei conti – continua la nota -.

Le imprese attendono il pagamento delle spettanze da luglio in avanti, per non parlare di quelle che avanzano la cig da marzo in poi perché la domanda è stata tardivamente presentata. Una platea enorme che attende risposte dal Governo nonostante il fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato abbia istruito tutte le domande da tempo e sia pronto con le erogazioni. Insomma, la situazione è veramente drammatica: servono risposte celeri che non si perdano tra le scartoffie”.

 

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