“Il rapporto 2021 raccoglie e sintetizza i principali dati del 2020 e ci restituisce una fotografia dei principali effetti prodotti anche sul territorio reggino dalla crisi epidemiologica, dai lunghi periodi di chiusura delle attività economiche e dalle restrizioni – dichiara il Presidente della Camera di commercio Antonino Tramontana.
Tutti gli indicatori evidenziano una forte battuta di arresto, ma mettono in luce anche gli effetti positivi generati dalle misure poste in essere dal Governo, per sostenere le imprese. Il nostro tessuto imprenditoriale, nonostante la forte crisi, ha mantenuto una sostanziale stabilità. Nel lavoro elaborato abbiamo curato anche un aggiornamento su alcuni indicatori riferiti ai primi mesi del 2021, che fanno ben sperare nella ripresa dell’economia, grazie alle misure di contenimento della diffusione del Covid. E’ necessario, oggi più che mai, individuare strumenti e strategie che possano consentire al nostro sistema economico di innovarsi, guardando ai temi dell’innovazione, della digitalizzazione, della transizione ecologica, della semplificazione, della formazione, della cultura e del turismo, trasformando questa grande crisi in opportunità di crescita e cambiamento”.
Il Covid ha rimescolato la geografia dello sviluppo italiano. Sebbene tutte le province abbiano chiuso il 2020 con il segno meno davanti al dato sul valore aggiunto, a soffrire di più sono stati il Nord e le aree a maggiore vocazione industriale. Sul fronte opposto, pur in un contesto di generale contrazione, migliore capacità di resilienza hanno invece mostrato le province del Sud, e tra queste il territorio metropolitano di Reggio Calabria.
Nel 2020, infatti, la ricchezza prodotta diminuisce del -7,2% in Italia e del -7,7% in Calabria; la variazione che ha riguardato la Città metropolitana di Reggio Calabria, seppur negativa, è stata comunque meno consistente e pari a -5,6%. Segnali negativi anche per il PIL pro-capite che raggiunge quota 15.395 euro (-4,7% rispetto al 2019).
Nello stesso anno, invece, i dati mostrano una sostanziale stabilità delle imprese reggine (53.429) che crescono in termini di stock del +0,8 % rispetto all’anno precedente: il saldo anagrafico, pari a 468 unità, è dato dalla differenza tra le 2.222 nuove iscrizioni e le 1.754 cessazioni.
Anche nel primo semestre 2021 continua la crescita numerica del tessuto imprenditoriale reggino; le imprese registrate, infatti, raggiungono quota 53.917, con un saldo positivo pari a 308, dato dalla differenza tra 596 iscrizioni e 288 cessazioni. Questo miglioramento è solo apparentemente in contraddizione rispetto alle difficoltà che sta attraversando il sistema imprenditoriale. Il motivo per cui, nonostante la crisi pandemica e le restrizioni adottate, il numero di imprese registrate sia cresciuto, deriva soprattutto dal ridimensionamento delle cessazioni d’impresa (che rispetto al 2019 sono diminuite del -22,8%).
I ristori, la Cassa integrazione Guadagni e le moratorie sui prestiti, infatti, hanno spinto molte imprese in crisi strutturale a ritardare la chiusura nell’attesa che gli strumenti di sostegno all’imprenditoria si esauriscano. Allo stesso tempo, anche le iscrizioni si sono ridotte notevolmente (-13,4% rispetto al 2019), ma non abbastanza da rendere il saldo anagrafico negativo.
Nel mercato del lavoro, nel 2020, si è verificata a livello locale una riduzione del numero di occupati (-1,2%) che raggiungono quota 141.700 e di persone in cerca di lavoro 25.770, pari al -23,4% rispetto al 2019.
La contrazione delle persone in cerca di occupazione genera una diminuzione del tasso di disoccupazione del territorio metropolitano, con una riduzione di 3,6 punti percentuali e si colloca su un valore pari al 15,3%.
Aumenta invece di circa 8 punti percentuali il tasso di disoccupazione giovanile (ossia quello relativo alle forze di lavoro di età compresa tra i 15 e i 24 anni). Il dato reggino, attestandosi su un valore pari al 44,6%, rappresenta ancora una volta una delle maggiori criticità del mercato del lavoro provinciale; basti pensare che supera di 15,2 punti il dato medio nazionale, pur trovandosi a 4,6 punti al di sotto del valore regionale, dove quasi un giovane su due non lavora.
Parziali segnali di tenuta arrivano dalle rilevazioni del Sistema Informativo Excelsior, le quali hanno messo in luce, nel 2020, la volontà da parte delle imprese di effettuare quasi 13.000 assunzioni (erano 17.000 nel 2019). Nelle più recenti rilevazioni dello stesso sistema informativo, riferite al trimestre agosto-ottobre 2021, emerge che le imprese della Città metropolitana di Reggio Calabria prevedono di effettuare oltre 5000 assunzioni e rappresentano il 6,0% circa del totale. Si punterà soprattutto all’innovazione (anche e soprattutto in quei settori di punta del Recovery Plan), con una maggiore richiesta di competenze traversali digitali e green.
I dati relativi all’erogazione del credito nel 2020 sono, almeno in parte, influenzati dall’adozione dall’adozione delle misure straordinarie adottate dal Governo per contrastare gli effetti della crisi. Sul finire del 2020, infatti, si registra un aumento dei finanziamenti a favore delle imprese (+15% rispetto a dicembre 2019) e un miglioramento della qualità del credito (-34,8% le sofferenze). Nel 2021 perdura la fase di espansione dei prestiti bancari che crescono nel primo trimestre ad un ritmo del +13,5% (rispetto allo stesso trimestre 2020).
Va ricordato come la pandemia ha manifestato i suoi effetti con maggiore severità su alcuni fattori, quali le esportazioni e i flussi turistici. Per quanto riguarda il turismo, i numeri relativi al 2020 riflettono gli effetti delle numerose restrizioni che hanno investito il settore nel corso di tutto l’anno: vi sono stati il -60,3% dei viaggiatori in meno rispetto al 2019; i viaggiatori stranieri sono diminuiti del -83,9%, quelli italiani del -55,6%. In termini assoluti i turisti che hanno visitato il territorio reggino nel 2020 sono 98 mila: 92 mila italiani e (solo) 7 mila stranieri.
Per quanto riguarda i dati sul commercio estero, l’export reggino, rapportato al dato 2019 ha evidenziato segnali negativi; nel corso del 2020, infatti, la Città metropolitana di Reggio Calabria ha venduto oltreconfine merci per un valore di 199,5 milioni di euro, ovvero il -14,6% in meno rispetto all’anno precedente (233,7 milioni di euro); nello stesso periodo si è registrata una riduzione dell’export del -16,2% a livello regionale e del -9,7%, a livello nazionale. Il flusso di merci in entrata si è attestato a 236,2 milioni di euro nel 2020, con una riduzione del -7,3% rispetto ai 254,7 milioni di euro del 2019, più marcata rispetto alla riduzione evidenziatasi a livello regionale -5,7%, ma non a livello nazionale -12,8%.
Tuttavia nel corso del secondo trimestre 2021, l’internazionalizzazione ha segnato una forte ripartenza con l’export pari a 87,2 milioni di euro, +87,4% rispetto allo stesso trimestre del 2020, superando i livelli del periodo pre-Covid. Anche il valore delle importazioni, pari a 64,5 milioni di euro, torna a crescere, seppur in maniera meno significativa rispetto alle esportazioni (+45,8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). Si tratta tuttavia di numeri modesti se paragonati al contesto nazionale, a conferma di una scarsa apertura al commercio internazionale nella Città metropolitana di Reggio Calabria (sia le esportazioni che le importazioni hanno, infatti, un’incidenza prossimo allo 0,1% sul dato nazionale).