In tutte le aziende agricole le bandiere dell’orgoglio Coldiretti e le assemblee provinciali molto partecipate a Montalto Uffugo, Reggio Calabria e Lamezia Terme. La fauna selvatica incontrollata ha causato nell’ultimo anno danni all’agricoltura per circa duecento milioni di euro, con campi coltivati rasi letteralmente al suolo, a cui si aggiungono problemi causati dalle importazioni selvagge di cibo dall’estero, con costi di produzione andati alle stelle e prezzi pagati nei campi sotto i livelli di sopravvivenza. E’ l’allarme lanciato dalle assemblee organizzate in contemporanea dalla Coldiretti su tutto il territorio nazionale, con la partecipazione record di oltre cinquantamila agricoltori, per chiedere soluzioni immediate. Una giornata cruciale per un’organizzazione che quest’anno festeggia i suoi ottanta anni. I danni causati dagli animali selvatici non vengono rimborsati che in minima parte e spesso dopo molti anni, con una situazione che ha portato molti a rinunciare a denunciare gli attacchi subiti. Tra l’altro, i pochi indennizzi che arrivano non coprono mai il reale valore del prodotto distrutto o dell’animale ucciso. Per fare un esempio, un produttore di vino pregiato che ha avuto la vigna devastata da cinghiali si vedrà risarcire solo il semplice valore dell’uva.
I cinghiali un pericolo per agricoltori e cittadini. Proprio i cinghiali sono il maggior pericolo anche per i cittadini, con 170 incidenti stradali con morti e feriti causati nel 2023 proprio dall’impatto con cinghiali e altri animali selvatici, secondo l’analisi Coldiretti su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. Ai danni alle coltivazioni si è aggiunto l’allarme della peste suina africana, la malattia non trasmissibile all’uomo che i cinghiali oggi presenti sul territorio rischiano di diffondere nelle campagne, mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli sul territorio. Da qui la richiesta che rimbalza da nord a sud dalle assemblee Coldiretti di mettere un freno immediato alla proliferazione dei selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le proprie terre. Mancano, infatti, i piani regionali straordinari di contenimento e strumenti normativi efficaci per difendere il territorio da una vera e propria invasione.
Stop alle pratiche sleali. L’altro problema che pesa sui bilanci delle imprese è il crollo dei prezzi pagati alla produzione in molti settori simbolo, a partire dal grano, aggravato peraltro dal fenomeno delle pratiche sleali. Coldiretti è stata la prima e unica associazione a denunciare una multinazionale, la Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo pattuito agli allevatori. Dopo 5 mesi, l’Ispettorato del Ministero ha sanzionato l’azienda francese dopo averne riscontrato la condotta sleale in centinaia di casi. Un fatto epocale per un’azione che gli agricoltori della Coldiretti vogliono ora estendere a tutte le filiere.
La minaccia del fake in Italy. E a minacciare la sovranità alimentare nazionale c’è anche l’invasione di prodotti stranieri con le importazioni di cibo che sono aumentate del 60% nell’ultimo decennio raggiungendo in Italia il valore record di 65 miliardi di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori e che spesso vengono spacciati per tricolori sfruttando il codice doganale che consente di “italianizzarli” grazie a minime lavorazioni. Un fenomeno drammatico contro la quale la Coldiretti ha portato diecimila agricoltori alle frontiere del Brennero, lanciando una grande mobilitazione per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola, con la raccolta di un milione di firme. La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.