La Federazione Italiana Tabaccai è l’organizzazione maggiormente rappresentativa dei rivenditori dei generi di monopolio, per un totale di oltre 48.000 rivendite associate operanti sul territorio nazionale; ad essa aderisce il Sindacato Totoricevitori Sportivi in rappresentanza dei rivenditori con annessa ricevitoria di giochi, scommesse, concorsi pronostici e apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro.

 

Le difficoltà delle tabaccherie

La categoria dei tabaccai ricevitori è in progressiva sofferenza. Alla contrazione del consumo di tabacco, che negli ultimi 10 anni è stato pari al 20%, si somma la crisi che sta attraversando l’intero comparto dei giochi pubblici con vincita in denaro. Uno dei principali fattori alla base di tale crisi è individuabile nella politica schizofrenica che lo Stato ha attuato sul settore; una politica che denota una totale mancanza di programmazione nel medio e lungo termine, e che sembra non tener conto in alcun modo degli equilibri che permettono il regolare funzionamento del settore stesso.

Le continue misure adottate tanto a livello centrale che locale, e volte a limitare l’offerta di gioco nonché la stessa collocazione dei punti di offerta sul territorio, minano la stabilità e la tenuta del comparto e, tra queste, anche le nostre aziende che operano nell’attività di raccolta.

La raccolta del gioco pubblico con vincita in denaro rappresenta, infatti, un’importante fonte di reddito per la categoria dei tabaccai, pari all’incirca al 40% del fatturato complessivo. Le nostre aziende sono gestite per lo più in forma di ditte individuali e piccole imprese familiari; rappresentando l’ultimo anello della filiera, e pertanto il più debole, risultano purtroppo le più esposte ai rischi generati dalle politiche poco lungimiranti e disorganiche adottate sul tema.

Non deve sfuggire, inoltre, che la crisi delle tabaccherie è anche una crisi dello Stato stesso, di cui le rivendite di generi di monopolio ne rappresentano un presidio territoriale. Attraverso la rete delle tabaccherie, infatti, vengono erogati al cittadino numerosi servizi di pubblica utilità, e per questo motivo rappresentano in tutti i comuni italiani, anche i più piccoli dove sono pressoché scomparsi gli uffici postali, un punto di riferimento per i contribuenti.

 

 

Criticità del comparto gioco: mancanza di programmazione e tassazione

La principale criticità del settore, probabilmente, è rappresentata dall’assenza di una programmazione generale e di una visione di insieme del comparto gioco pubblico.

In primo luogo, il legislatore nazionale interviene sulla materia quasi esclusivamente con disposizioni estemporanee e disorganiche, tese unicamente al reperimento di fondi e risorse. Non esiste manovra o provvedimento che non preveda un aumento di tassazione: emblematico è il caso del Preu degli apparecchi da intrattenimento. In poco più di un anno, il Preu è aumentato per ben 4 volte, con una tassazione passata dal 19% al 23%; si tratta di 4 punti percentuali che, tuttavia, nella realtà corrispondono a un aumento di tassazione pari a oltre il 20%.

Non sfugga, peraltro, che l’aumento del Preu determina un’automatica contrazione dei compensi della filiera: infatti, i vari componenti della filiera (concessionari di rete, gestori proprietari degli apparecchi/noleggiatori, esercenti che installano gli apparecchi nella propria attività), sono remunerati con la quota parte residua di raccolta, una volta detratte le vincite e la tassazione.  Per questo più aumenta il Preu e più diminuisce il compenso per la filiera. E negli ultimi quattro anni, il Preu è praticamente raddoppiato (dal 13% del 2015 al 23% dal 10 febbraio 2020).

Il preoccupante approccio dello Stato centrale negli ultimi per il gioco pubblico, che è un settore economico-industriale da valorizzare e che produce occupazione e PIL, si è manifestato, da ultimo, anche nella concessione del Superenalotto, dove si è consentito l’aggiudicazione a un’offerta con un aggio a ribasso talmente esiguo che costringe a ribaltare i costi sulla rete fisica di raccolta. Si tratta di un precedente, oltreché dannoso, anche pericoloso perché apre la strada a simili ribaltamenti anche in altre tipologie di gioco pubblico.

 

Caos normativo di Regioni ed enti locali

Nelle maglie dell’assenza di programmazione da parte del Governo centrale, si inserisce una produzione normativa selvaggia da parte di Regioni ed enti locali, il cui presupposto è la tutela della salute pubblica, in nome di un’emergenza dei disturbi del gioco d’azzardo che, tuttavia, non è supportata da alcun dato ufficiale e scientifico. Al contrario, l’unico effetto è l’espulsione del gioco pubblico legale dai relativi territori, per il tramite di distanziometri assurdi e limitazioni orarie impraticabili.

Di certo, la Federazione non nega l’esistenza del fenomeno, ma ritiene che debba essere ragionevolmente riportato alla sua dimensione reale, lontano da ogni demagogia. In tale ottica siamo favorevoli all’adozione di misure a tutela della salute pubblica, sempreché non siano ispirate ad un mero proibizionismo bensì ad un contemperamento degli interessi di tutte le parti in causa.

 

Rilievi occupazionali

In Italia sono attualmente attive circa 55.000 rivendite; una stima prudenziale prevede che in ogni rivendita, tra titolare e collaboratori familiari, trovino impiego 3,5 persone; pertanto, si stima che nel solo comparto delle tabaccherie, trovino lavoro oltre 190.000 soggetti.

Le politiche tese a limitare l’offerta di gioco, determinando la crisi delle tabaccherie che operano nella raccolta, rischiano di travolgere gran parte di questi posti di lavoro. Si tratta di licenziamenti individuali, e come tali non hanno alcuna cassa di risonanza mediatica.

Oltretutto, trattandosi per lo più di imprese familiari, molto spesso la crisi occupazionale causerà non tanto licenziamenti formali quanto esclusioni dall’azienda dei collaboratori familiari: parenti, mogli, figli che saranno comunque privati del reddito necessario alla sopravvivenza e per questo costretti a cercare un nuovo lavoro. Non finendo nei giornali o nelle statistiche nazionali, il fenomeno è fortemente sottovalutato, ciononostante è fortemente preoccupante in quanto mina la stabilità di interi nuclei familiari.

 

Risvolti sulla legalità e favoreggiamento della criminalità organizzata

A trarre giovamento da questo quadro caotico e contraddittorio, è soprattutto la rete illegale, spesso in mano alla criminalità organizzata, che prolifera in maniera direttamente proporzionale alla stretta esercitata dallo Stato e dagli enti locali sulla rete legale.

I territori che hanno eliminato la rete di apparecchi legali, vedi la Provincia Autonoma di Bolzano o la Regione Piemonte, ad esempio, sono stati letteralmente invasi dai totem illegali, apparecchi che, con una semplice connessione a internet, consentono il collegamento a piattaforme di gioco estere. Il paradosso è evidente: una volta eliminata la rete di raccolta legale, si abbandonerebbero i giocatori all’illegale, con buona pace della loro tutela sul piano della salute e delle entrate erariali.

Giova rilevare, del resto, che l’attuale rete degli apparecchi da intrattenimento, composta da 265.000 macchine sotto lo sguardo vigile dello Stato, è nata proprio dall’esigenza di contrastare, con una regolamentazione omogenea sul territorio nazionale, la precedente rete selvaggia di 800.000 videopoker illegali.

 

Proposte

È necessario che lo Stato si riappropri della materia del gioco pubblico, con un approccio scientifico e strutturato: il gioco non deve essere demonizzato ma tutelato come settore economico industriale che produce lavoro.

Serve una programmazione a lunga scadenza, tanto sulla tassazione quanto sulla rete di raccolta, che possa anche rassicurare gli investimenti e le aziende che operano nel settore.

Serve una regolamentazione omogenea a livello nazionale, ma che tenga conto delle differenze che esistono tra i diversi giochi e i luoghi in cui questi sono raccolti. Particolare importanza, a tal proposito, rivestono i rivenditori di generi di monopoli che, in quanto rete dello Stato, pagano la concessione anticipatamente per un novennio, senza neanche avere la certezza di poterla esercitare a pieno.

È ora che lo Stato si ricordi della propria rete di vendita, remunerando in maniera equa il nostro lavoro.

Per tutte le ragiono sopraesposte, la Federazione Italiana Tabaccai non potrà esimersi dal richiedere, in maniera decisa, un aumento degli aggi di tutti i giochi, senz’altro necessario alla sopravvivenza della categoria.

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