Dagli Usa in Calabria: la pazza storia di un uomo che ama la nostra terra

Anthony Plourd

"Non vi rendete conto del tesoro nascosto che possedete, avete una costa meravigliosa in ogni suo punto"



Se volessimo gettarci a capofitto nei luoghi comuni, potremmo dire che l’America l’ha trovata qua, ma saremmo completamente fuori strada, perché lui, l’America, se la sta costruendo passo dopo passo, lavorando sodo. Classe ’85, Anthony Plourd, californiano di San Diego, da quattro anni ha deciso di vivere in Calabria. Una scelta che suona come una follia se si pensa che ha lasciato uno dei Paesi più ricchi del mondo, per venire a stare nella parte più povera d’Italia, ma basta chiedergli il perché per rendersi conto che la sua consapevolezza va ben oltre quei luoghi comuni di sopra. 

Anthony è il classico giovanotto americano con il sorriso perfetto che si fa benvolere da tutti: quando ci incontriamo per questa chiacchierata all’Ifm in via Lombardi di Catanzaro, nel percorso dal portone del palazzo all’ufficio di sua moglie, al primo piano, non sono altro che pacche sulle spalle, sorrisi, abbracci e saluti calorosi da parte e per chiunque incontriamo.

«Ho deciso di venire in Italia per tre mesi, nel 2011 – inizia a raccontare - e per prima cosa sono stato a Casto, in provincia di Brescia, perché la mia nonna materna è di lì – da parte del padre, invece, nel suo sangue scorrono origini molto varie, da più Paesi europei  e anche da nativi americani, ndr -. Poi mi sono spostato in Calabria e non so dire cosa è successo. So solo che è stato allora che ho deciso di rimanere qui. Non a Brescia, qui. Se avessi trascorso i primi tre mesi in Lombardia, sarei tornato negli Usa».

Anthony non nasconde infatti che il suo più che amore per l’Italia è amore per la Calabria, che è diversa dal resto del Paese:

«Non vi rendete conto del tesoro nascosto che possedete – continua -, avete una costa meravigliosa in ogni suo punto. Da Scilla a Copanello, Crotone, Diamante, Reggio, Villa San Giovanni. Ma avete anche le montagne dove poter andare a sciare d’inverno, posti straordinari come le Valli Cupe», e l’elenco continua senza sosta. Come insegnante di Inglese – è questo il lavoro che fa -, negli ultimi anni l’ha girata eccome, la nostra regione: organizza corsi per aziende e istituzioni varie, ha lavorato con la Guardia di Finanza, è coinvolto in progetti scolastici, come quello attuale con l’Università della Calabria. La differenza, oltre ad essere madre lingua, Anthony la fa nel metodo: «Mi sono reso conto che qui a scuola si insegna ancora con i libri, mentre l’inglese reale è un’altra cosa, va vissuto prima che imparato. Chi non ha la possibilità di andare a Londra o altrove per conoscere la lingua inglese, deve poterla vivere attraverso le canzoni, gli articoli di giornale, i film».

E’ stato grazie a uno di questi corsi che Anthony ha ricevuto il regalo più grande che la Calabria potesse fargli, l’incontro con la sua attuale moglie – sposata appena un mese fa -, Antonia Abramo. Ed è grazie a lei che è riuscito a superare il classico “blocco dell’artista” durato ben due anni: il nostro californiano è infatti anche un musicista – c’è chi dice somigli molto in quanto a stile a John Mayer - e con la sua band ha pure all’attivo due album, ma da un po’ di tempo non riusciva più a comporre. Poi è arrivata Antonia.

E adesso che il resto del gruppo è rimasto dall’altra parte dell’oceano? «Il mondo della musica è molto vasto – dice -, non è affatto facile emergere. La band c’è ancora, un giorno chissà». Per il momento si dedica a cose più immediate, concrete, insomma.
Va detto che Anthony non è un dipendente di un’azienda, sa bene che guadagna solo se lavora. E che, ad ogni modo, e con nel cassetto il sogno, o ancora più il progetto, di una scuola tutta sua, lo stipendio che può racimolare difficilmente può raggiungere quelli statunitensi: «Lì sono tre volte quelli di qua – ammette -, ma qui, con stipendi così bassi vivi comunque da re».

Cosa fa della Calabria un regno, allora, secondo Mr. Plourd?
A parte la sua geografia, come ha già detto, c’è anche «il cibo, certo. Qui è tutto fresco, dal pesce agli ortaggi. I pomodori sono buoni e di qui, in qualsiasi posto vai a comprarli – spiega -, negli States hanno lo stesso sapore della carta. Non avevo mai mangiato frutti di mare, ora ne sono ghiotto. E la stessa cosa è per le olive, mai mangiate prima di essere arrivato qui». E poi c’è la ‘nduja, che i californiani del sud, abituati al piccante del vicino Messico, non possono non amare con devozione.
Ma c’è ancora qualcosa che secondo Anthony abbiamo, di cui non ci rendiamo conto però: «Gli stessi calabresi – afferma compiaciuto -. Si fermano a parlare con te per strada, quando ti riconoscono. Ti accolgono con affetto, sono sempre con il sorriso sulla bocca. Negli Stati Uniti, si vive per lavorare. Si lavora e lavora e basta. Nessuno, se ti incrocia con l’auto, ti saluta. Qui si vive decisamente meglio». Se fosse davvero come dice lui, gli faccio notare, non saremmo la regione più povera d’Italia: «I problemi ci sono dappertutto – risponde -, ma ci sono anche cose da valorizzare, che in Calabria forse non sono promosse come dovrebbero».

E veniamo quindi a quello che non va. «Dovreste avere prima di tutto più rispetto per ciò che avete, averne più cura – è quanto ha maturato nei suoi anni di permanenza -, poi pretendere strade vere, non quelle che ci sono.

Bastano la 106 e l’autostrada, nelle condizioni in cui sono tra l’altro, a servire l’intera regione?
Per il resto, non si può aspettare che arrivi qualcuno a salvarci, dobbiamo guardarci intorno, vedere cosa può servire», aguzzare l’ingegno per intenderci. «Girando in lungo e in largo per la regione – racconta -, mi sono reso conto che ci sono molte idee e molti giovani che decidono di rimanere qui e svilupparle, nonostante le difficoltà. Ci sono attività imprenditoriali importanti, che guardano all’estero, all’avanguardia. Guarda l’Ifm o Personal Factory, del resto».
La sua famiglia come ha reagito a questa decisione? «Mia madre, e come lei tanti altri, compresi i parenti della provincia di Brescia, mi hanno chiesto più volte di pensarci – ammette -, non comprendendo il perché di una simile scelta. Poi, una volta arrivati qui per il matrimonio, tutti hanno capito e non hanno più detto nulla». Qualcuno qualcosa l’ha detta, in realtà: il più caro amico di Anthony, ha deciso di lasciare la sua Chicago – molto più metropoli di San Diego, quindi con tutto ciò che stare lì comporta -, per venire a vivere in Calabria. «Arriva a gennaio», dice Anthony. E sorride sornione, pensando a quanto conosce bene la magia che ha stregato anche il suo amico.
 

Carmen Loiacono




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