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“Safe City”, Bova: «Ombre su cui Abramo deve dare spiegazioni politiche»

Le ombre amministrative e politiche che si addensano sulla oscura gestione del caso “Safe City” da parte della maggioranza che reggeva allora e guida tutt’oggi la Amministrazione Comunale di Catanzaro, destano particolare preoccupazione e impongono una seria riflessione». A scriverlo è Arturo Bova, consigliere regionale ed esponente di Articolo 1.

E aggiunge: «Se finanche la Procura della Repubblica del capoluogo di regione, nel richiedere l’archiviazione del procedimento per la sopraggiunta intervenuta prescrizione dei reati ipotizzati, parla di gravi irregolarità nella vicenda, è del tutto necessario che si faccia chiarezza, che i cittadini sappiano cosa si celava dietro il tentativo di blindare la città affidando il sistema di videosorveglianza ad un’azienda guidata dall’ex capo del Mossad, il servizio segreto israeliano».

«E se sostengo con forza la proposta avanzata a Sergio Abramo da parte del consigliere comunale Nicola Fiorita sulla rinuncia alla prescrizione che darebbe avvio al dibattimento in Tribunale, ritengo che sia necessario fornire anche e soprattutto le spiegazioni politiche del caso.

Il sindaco, allora, vada in Consiglio comunale a dire come stanno le cose e perché la Procura si è espressa in termini tanto preoccupanti.

L’amministrazione Abramo, in carica ormai da 17 degli ultimi 22 anni, non può ignorare che la trasparenza sia criterio determinante per il giudizio sulle capacità di gestione di un Ente pubblico e soprattutto la più alta forma di rispetto per quell’elettorato che per quattro volte gli ha affidato la propria città. Abramo dia l’esempio e consenta ai cittadini catanzaresi di riappropriarsi quantomeno del diritto/dovere di essere informati sulla gestione della res pubblica. L’appello ovviamente va esteso anche a tutte le forze politiche di opposizione presenti in Consiglio: invito quindi i consiglieri di minoranza, di fronte all’inerzia della maggioranza di governo locale, a richiedere la convocazione di un consiglio comunale ad hoc o l’inserimento di un apposito punto all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio comunale», ha concluso il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria.