C’è una Calabria che prova a rialzarsi dalla crisi. Ma lo fa con fatica, a piccoli passi che a volte sono anche malfermi. È, in estrema sintesi, quanto emerge da “Economie regionali”, il consueto report curato dalla Banca d’Italia, che per la sua edizione 2018 fotografa una Calabria in chiaroscuro: da una parte un sistema delle imprese che fa fatica a investire in tecnologie avanzate, i 26mila laureati che negli ultimi dieci anni sono stati costretti a lasciare la loro terra per cercare fortuna altrove; dall’altro le famiglie che hanno aumentato i loro consumi, sostenuti da banche e istituti di credito più disposti a concedere finanziamenti.

La Calabria a due facce è così una costante degli ultimi rapporti, eternamente sospesa com’è tra il rischio del definitivo tracollo e le potenzialità – enormi – inespresse e quindi tutte da giocare.

I dettagli sono stati illustrati giovedì nel corso della consueta presentazione tenutasi presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro alla presenza del direttore della filiale catanzarese di Bankitalia Sergio Magarelli, del responsabile del Nucleo per la Ricerca economica della Filiale di Catanzaro Giuseppe Albanese, del Rettore Giovambattista De Sarro, il Capo del Servizio Struttura Economica Paolo Sestito, con la partecipazione di Vittorio Daniele, docente di Politica Economica dell’ateneo catanzarese, e Domenico Cersosimo, docente di Economia Applicata presso l’Università della Calabria.

LE FAMIGLIE

I dati sul reddito, sebbene siano migliorati rispetto alle rilevazioni precedenti, non permettono alla Calabria di abbandonare il fondo della classifica nazionale. In più, gli indicatori suggeriscono un incremento della disuguaglianza sociale, un fenomeno da collegare al peggioramento delle condizioni reddituali delle fasce giù più disagiate: è cresciuta, infatti, la quota di famiglie calabresi con un livello di consumi inferiore allo standard minimo accettabile. E in questa classifica la Calabria è tristemente in vetta.

A mitigare – parzialmente – la perdita di ricchezza reale delle famiglie (-3% tra il 2011 e il 2016) c’è l’incremento dei prezzi del mercato immobiliare, dato che già nella rilevazione dello scorso anno aveva fatto segnare un valore positivo.

Le famiglie calabresi sono meno avvezze ad investimenti e polizze assicurative: circa la metà del portafoglio familiare – dato più alto della media nazionale – è infatti costituito da attività liquide (circolante e depositi bancari e postali).

Al di sotto della media italiana, invece, è il ricorso all’indebitamento. Sebbene sia cresciuto del 3,1% il capitale erogato dagli istituti di credito, il rapporto tra debito e reddito disponibile si attesta al 40% contro il 50% in Italia. A pesare di più non sono i mutui ma i prestiti per il credito al consumo.

Proprio per quanto riguarda i mutui, il basso differenziale tra tassi fissi e tassi variabili – entrambi a livelli contenuti – spinge le famiglie calabresi a scegliere la prima soluzione e quindi una maggiore tranquillità dell’investimento.

A faticare per la concessione di un mutuo sono sempre gli under 35, che scontano ancora difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro e quindi al credito.

LE IMPRESE

Anche in Calabria, come nel resto del Paese, si registra un calo del valore aggiunto in agricoltura, nonostante il perdurare di misure di sostegno comunitarie. A pesare sul comparto è un indice di produttività decisamente inferiore rispetto alle altre regioni italiane.

In crescita l’attività produttiva per il comparto industriale in senso stretto, sebbene il valore aggiunto in regione sia parecchio inferiore al dato del Mezzogiorno e dell’Italia (7% contro 12% e 19%).

Tra i principali comparti, l’industria alimentare e le utilities registrano i risultati migliori; le attività connesse all’edilizia continuano invece a mostrare segni di debolezza. Tra le aziende prevalgono giudizi positivi sull’evoluzione economica nell’anno in corso.

L’indagine ha appurato che circa la metà delle imprese industriali intervistate che hanno effettuato investimenti nel 2017 si è avvalsa di misure di agevolazione fiscale. In gran parte dei casi, esse hanno usufruito del credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno e del super-ammortamento.

In base ai programmi formulati per il 2018, le imprese prevedono un’ulteriore accelerazione dell’accumulazione di capitale. Il 60% delle imprese ha dichiarato di aver rilevato un incremento delle vendite.

Il tallone d’Achille del comparto manufatturiero calabrese, secondo l’indagine, è lo scarso ricorso ad investimenti in tecnologie avanzate. Solo il 40% delle imprese le utilizza o prevede di farlo entro il 2018. Tra le tecnologie, solo l’e-commerce raggiunge livelli simili al resto del Paese, tutte le altre misure inserite nel piano Industria 4.0 risultano impiegate scarsamente.

Secondo i dati dell’Osservatorio turistico della Regione Calabria, nel 2017 le presenze presso le strutture ricettive sono cresciute in misura significativa per il terzo anno consecutivo (6%) L’aumento, che ha riguardato sia i turisti di nazionalità italiana sia quelli provenienti dall’estero, ha interessato tutte le province con la sola eccezione di Catanzaro. La stagionalità dei flussi si è lievemente attenuata pur rimanendo molto elevata nel confronto nazionale: il 59 per cento delle presenze si è registrato, infatti, nel periodo luglio-agosto (era il 62 per cento nel 2014).

L’OCCUPAZIONE

Il 2017 ha fatto segnare un rafforzamento dell’occupazione in Calabria. I dati Istat utilizzati da Bankitalia riferiscono di un incremento occupazionale pari al 2,6% rispetto al 2016, un incremento più che doppio rispetto al dato nazionale (1,2%). A trainare il mercato del lavoro, la nascita di nuove imprese nel settore agricolo.

La corsa all’occupazione, tuttavia, non ha ancora permesso alla nostra regione di tornare ai livelli pre-crisi, mentre in Italia questi sono stati superati, seppur di poco. A calare, la stabilità dei contratti di lavoro sottoscritti, con conseguente aumento dei contratti a tempo determinato. Il tasso di disoccupazione è calato, così, dell’1,6%, attestandosi ad un totale del 21,6%. L’incremento occupazionale è stato sostenuto da un incremento dell’offerta di lavoro (+0,6%).

Le difficoltà dei laureati di trovare lavoro trova sostanza nel basso utilizzo di personale qualificato nelle imprese. Secondo la stima di Bankitalia su dati Unioncamere e Ministero del Lavoro, le assunzioni di laureati programmate dal settore privato, tra il 2012 e il 2016, hanno rappresentato appena l’11% del totale. La conseguenza è stata l’allontanamento dalla Calabria di circa 26.000 laureati calabresi, un sesto del totale, negli ultimi 10 anni.

IL MERCATO CREDITIZIO

Il 2017 ha visto il settore bancario e creditizio proseguire nel processo di riconfigurazione della rete territoriale. La nostra regione si caratterizza per una bassa diffusione di sportelli bancari rispetto alla media nazionale, circostanza da ascrivere al basso livello di attività economica.

Sono aumentati i prestiti alle imprese del settore non finanziario, soprattutto da parte della banche non appartenenti ai cinque più grandi gruppi nazionali. Migliora anche la qualità dei crediti a bilancio, con un tasso di deterioramento che lascia auspicare una riduzione nei prossimi anni.

Bankitalia, infine, sottolinea come si registri l’aumento del disavanzo sanitario nell’ultimo biennio associato a lunghi tempi per il pagamento dei debiti verso fornitori da parte del Sistema Sanitario Regionale.

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