1

Didattica a distanza, risultati incoraggianti dalla ricerca Unical su atenei e lockdown

Oltre l’80 per cento degli studenti Unical si aspetta di raggiungere gli stessi obiettivi e le stesse competenze anche con la didattica a distanza. Restano però alcuni dubbi sull’adeguamento dei contenuti e delle metodologie. Un dato che va letto in relazione al tempo (decisamente ristretto) che le università hanno avuto a disposizione per passare dalla didattica in presenza a quella a distanza.

Sono questi alcuni dei primi risultati di una ricerca interuniversitaria sulla didattica a distanza condotta dall’Università della Calabria e dalla Baden-Wuerttemberg Cooperative State University (DHBW) e discussa nel corso di un evento in live streaming, che ha visto la partecipazione del ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi.

Il progetto Clue (Corona Lockdown University Experience) ha analizzato le aspettative e le esperienze didattiche maturate nelle fasi più critiche dell’emergenza Coronavirus in aree geografiche diverse. Nella fase 1 sondaggi e analisi si sono concentrati sulla prima parte del semestre di lockdown, per indagare gli stati d’animo degli studenti, le loro aspettative, le prime impressioni.

«Questa ricerca offre un contributo molto qualificato per quello che sarà il lavoro dei prossimi mesi. Un lavoro che, come abbiamo detto in questi giorni anche durante gli Stati Generali, dovrà rimettere al centro l’Università, la Ricerca e l’Alta formazione come pilastri per il futuro dell’Italia», ha detto il ministro Manfredi aprendo l’incontro, trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube dell’Unical e moderato dal giornalista Giuseppe Smorto.

Da settembre, con la ripresa dei corsi e l’avvio del nuovo anno accademico, l’università «dovrà tornare prevalentemente in presenza», ha detto ancora il ministro. L’esperienza della didattica a distanza, però, non andrà cancellata.

«Non possiamo essere certi che in autunno si torni a una piena mobilità. Quindi bisognerà garantire a tutti, anche a studenti internazionali e fuori sede che potrebbero non riuscire a raggiungere gli atenei, la possibilità di seguire a distanza le lezioni – ha detto il ministro – Quando poi torneremo alla normalità, dovremo fare in modo che questa esperienza resti patrimonio. Nell’ambito della didattica erogata in presenza, ci sono attività, come corsi di recupero o il ricevimento studenti, che possono essere fatti a distanza. L’e-learning non sostituisce quello che viene fatto in aula ma può avere una funzione integrativa». (qui l’intervento completo del ministro)

Anche l’Università della Calabria, ha detto il rettore Nicola Leone, sostiene il primato della didattica in presenza. «Speriamo di tornare prestissimo in aula. Non neghiamo però l’importanza della didattica a distanza, la tecnologia è stata un alleato prezioso per noi perché ci ha permesso di erogare i corsi durante il lockdown e di garantire il diritto allo studio a tutti, raggiungendo dei risultati straordinari – ha proseguito il Rettore – La bontà di questi risultati e l’apprezzamento dei nostri studenti sono confermati dai primi dati delle iscrizioni per il prossimo anno accademico. Il bando per l’ammissione anticipata ha fatto registrare un aumento. Un dato in controtendenza, che dimostra come i ragazzi non siano stati scoraggiati dalla didattica on line di questi mesi». Per il futuro la didattica a distanza potrà essere ancora usata, ha detto il rettore Leone, come utile complemento di quella in presenza.

L’ANALISI DEI DATI – Ad oggi il questionario della fase 1 è stato compilato da 871 studenti dell’Università della Calabria (Dipartimenti di Culture, Educazione e Società e di Scienze Politiche e Sociali) e da 751 studenti della DHBW ma sono in corso ulteriori ampliamenti degli intervistati – come ha spiegato Dirk Saller (DHBW) – e il progetto coinvolgerà anche Sud Africa e Hong Kong.

In questa prima fase è stato chiesto agli studenti di valutare le proprie competenze digitali, i risultati attesi a fronte della nuova modalità di didattica, le piattaforme utilizzate. Il questionario somministrato agli studenti calabresi conteneva anche una domanda sui mezzi usati per connettersi. I risultati dicono che il 76 per cento ha usato un pc o tablet, mentre il resto ha dovuto usare lo smartphone.

«Per quanto riguarda  la valutazione circa l’efficacia della didattica a distanza i dati sono estremamente significativi – ha detto Roberto Guarasci, direttore del Dipartimento di Culture, Educazione e Società (Unical) – Quando abbiamo chiesto agli studenti se si aspettavano di raggiungere gli stessi obiettivi e le stesse competenze anche con lezioni a distanza, il 48 per cento ha risposto “più di prima”, ovvero ritiene che il nuovo metodo sia addirittura migliorativo. Il 33 per cento ha dato una valutazione media, quindi si aspetta gli stessi esiti, mentre ha espresso un giudizio negativo solo il 18,3 per cento».

Anche la DHBW – ateneo che si è trovato a passare dalla didattica in presenza a quella on line nel giro di una settimana e con il semestre in corso, come ha raccontato Sabine Möbs – ha espresso soddisfazione per gli esiti del sondaggio.

Decisiva sarà ora la seconda fase di analisi che riguarderà la misurazione dei risultati di apprendimenti, per il semestre di lockdown. «A settembre sapremo se alla soddisfazione per la modalità di insegnamento si è accompagnata anche l’acquisizione delle competenze e conoscenze previste dai corsi – ha spiegato Paolo Federighi (Gruppo TecoD Pedagogia Anvur) – Dalla prossima settimana partiremo con l’indagine. Lo faremo ad Arcavacata, in altri atenei italiani come Firenze, in Germania».

La ricerca, al termine, potrà fornire indicazioni importanti per il futuro. «Uno dei principali problemi che abbiamo nei sistemi amministrativi a normazione esasperata come quello italiano è che le innovazioni si verificano, ma spesso non si consolidano.

Quando andremo a regime dovremo riuscire a valorizzare e assorbire quanto più possibile di questa esperienza. Ma occorrono anche investimenti in tecnologie e in formazione per i docenti sulle metodologie educative in contesti digitali» ha detto Francesco Raniolo, direttore Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali (Unical).

LE CONCLUSIONI – Anche secondo l’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, bisognerà far tesoro dell’esperienza di questi mesi. «La modalità mista può essere una strada per il futuro. La rete, quando consente la partecipazione e stimola lo studente, può ridurre la distanza fisica – ha detto il presidente dell’Anvur Antonio Uricchio, chiudendo l’incontro – Naturalmente bisogna potenziare tecnologie e infrastrutture. Credo ci sia la possibilità di creare una grande piattaforma del sistema universitario italiano, con la spinta delle Agenzie di valutazione e avvalendosi di strutture come l’Agid».

In allegato il questionario completo e i risultati

   Allegati

Didattica_Online_2020