A contribuire, spesso in modo decisivo, a rendere unico un prodotto aziendale ed a differenziare ed a posizionare sui mercati un’esperienza ed una proposta imprenditoriale è un valore aggiunto che non viene messo a bilancio. È complessivamente l’heritage di un’impresa: quel patrimonio immateriale di storia e di identità che, governato con innovazione, diventa unità di misura di maggiore competitività a tutti i livelli.

È stato, questo, uno dei passaggi principali dell’intervento di Fortunato AMARELLI al workshop per curatori e operatori culturali dal titolo da grande farò il curatore, promosso dall’associazione culturale Asilo Bianco, ospitato nei giorni scorsi a Miasino – Lago d’Orta, a Novara.

Condividendo con la prestigiosa platea l’esperienza virtuosa, per contenuti, proposta e risultati, del Museo Storico della Liquirizia, secondo museo aziendale d’Italia dopo il Ferrari e tra gli attrattori turistici e culturali più efficaci e fruiti sia di Rossano Città del Codex che della Calabria, Amarelli ha ribadito come senza storia non possa esserci marketing e che il management intelligente dell’identità rappresenta una leva strategica tanto per il settore privato quanto per quello pubblico, a partire dal marketing territoriale.

Il Corso ha analizzato iniziative eterogenee legate all’uso di spazi non convenzionalmente destinati all’arte ed esperienze che si pongono al confine tra arte, impresa e territorio. Un focus particolare è stato dedicato alle residenze per artisti, occasioni indispensabili di incontro tra curatori e reti territoriali. Tutti gli interventi hanno tenuto in considerazione gli aspetti legati al fundraising e alle diverse modalità di finanziamento dei progetti con analisi delle buone pratiche in ambito culturale.

Oltre ad Amarelli sono intervenuti anche Alberto Alessi, Marta Calcagno, Giovanni Campagnoli, Giovanna Felluga, Antonella Parigi, Federico Pepe e Marco Tagliaferro.

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