“La Riforma Cartabia non è fatta per garantire velocità alla giustizia penale ma per conferire impunità ad imputati eccellenti condannati in primo grado anche per reati estremamente gravi. Tra le conseguenze devastanti di questa riforma ci sarebbe anche quello di vanificare gli effetti della legge Severino.

Per velocizzare i processi ci vuole efficienza e piccoli interventi sulla riforma Bonafede”. E’ quanto sostiene la senatrice Bianca Laura Granato (Gruppo Misto) che venerdì 30 luglio sarà in piazza Prefettura a Catanzaro dalle 9 alle 11 per la raccolta firme del documento che alle 11 consegnerà nelle mani del prefetto Maria Teresa Cucinotta.

La senatrice rivolge un invito alla cittadinanza attiva, alle associazioni, ai movimenti civici e politici ad aderire al documento.

“Una giustizia penale che funzioni (ammesso che l’intento sia realmente quello di farla funzionare) si basa anche sulla deterrenza a compiere reati e a far ricorso ad ulteriori gradi di giudizio per chi sa di essere nel torto – si legge nel documento -. Questa riforma lavora, invece, esattamente nella direzione contraria: funziona bene per gli avvocati che aumentano le prospettive di guadagno e per i rei che hanno i mezzi per percorrere l’iter completo (puntando all’improcedibilità processuale), umilia i cittadini onesti e non serve per le misure del PNRR, favorendo, all’opposto, l’impunità per chi entrerà in meccanismi di corruzione e concussione per la gestione di quei fondi, per cui sono stati anche ridotti i processi di verifica e controllo”.

“Da cittadini che credono nello Stato, nel rispetto dei supremi principi costituzionali, ci sentiamo raggirati da un Governo che non lavora per tenere fede al cosiddetto Patto Sociale ma solo per supportare una casta che ha i mezzi economici per comprarsi l’impunità – sostiene ancora la senatrice Granato -. Non abbiamo intenzione di rinunciare a vivere in uno Stato di diritto, a cominciare dalla passiva accettazione di questa vergognosa riforma del processo penale”.

I cittadini che sottoscrivono il documento, chiedono: “che questa riforma del processo penale venga radicalmente modificata, cancellando l’istituto dell’improcedibilità processuale, interrompendo il decorso dell’istituto della prescrizione a partire dal rinvio a giudizio dell’imputato ed introducendo deterrentiefficaci come avviene in altri sistemi giudiziari europei,connessi, invece, al principio della certezza della pena; che i tributi riscossi dallo Stato in ragione della capacità contributiva individuale siano utilizzati per assicurare l’efficienza di un sistema giudiziario penale che lasci ai cittadini la certezza di vivere in uno Stato di diritto e non di essere soli in balia degli abusi di chi ha i mezzi per cavarsela in ogni occasione; che non chiami “giustizia” quella che si limita a porre una data di scadenza formale ai processi, senza rispetto al merito del giudicato e ai diritti delle vittime ma, semplicemente, “burocrazia processuale”.

 

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