Una scuola che crei una comunità educante, capace di mettere al centro lo studente e i suoi bisogni. E che sia fatta di relazioni, di partecipazione, dimostrandosi credibile e autorevole. E’ verso questa direzione che dovrebbe andare la più importante istituzione educativa dopo la famiglia.

Si sono trovati tutti d’accordo i relatori del dibattito organizzato nell’ambito degli eventi
culturali del Festival d’Autunno nella Biblioteca “De Nobili” di Catanzaro, intitolato
“Dove va la scuola oggi…”.

A moderarlo, il direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, anche in qualità di
docente, che ha spiegato le motivazioni di questo appuntamento che si inserisce in un
programma di eventi mensili, al di fuori del cartellone ufficiale che sì è concluso lo
scorso 8 novembre con il concerto di Stefano Bollani.

«Ogni mese – ha detto – proporremo degli incontri su argomenti di carattere nazionale e per questo non potevamo che cominciare con la scuola, alla luce della Legge 107 del 2015 e delle modifiche che si stanno portando a quella che era stata definita la “Buona scuola”».

Dopo i saluti di carattere istituzionale del dirigente scolastico Rita Elia, per conto del
direttore dell’Usr Calabria Maria Rita Calvosa, assente per improrogabili impegni,
l’assessore all’Istruzione del Comune di Catanzaro e dirigente dell’IC “Casalinuovo”,
Concetta Carrozza, ha evidenziato come «solo attraverso la trasmissione di contenuti i
ragazzi riescono ad esser uomini liberi nella scelta. Oggi che la famiglia viene un po’ a
mancare – ha sostenuto – la scuola non può sostituirla ma, insieme alle altre istituzioni,
deve concorrere alla formazione dell’allievo».

IL DIRIGENTE SCOLASTICO NEL TERZO MILLENNIO: AUTOREVOLE E CREDIBILE
Centrale, nel dibattito che ha appassionato un folto e attento pubblico, l’intervento di
Loredana Giannicola, dirigente scolastico dell’IIS “Lucrezia della Valle” di Cosenza e
autrice del testo “Il dirigente scolastico nel terzo millennio”. «Per delineare la situazione
nella quale si trova oggi la scuola, è necessario muoversi in tre direzioni distinte:
esaminare lo scenario nel quale ci troviamo, chiederci quale scuola vogliamo e che tipo
di dirigente siamo o dovremmo essere. C’è da fare subito una premessa. Il dirigente
scolastico – ha detto Giannicola – si muove all’interno di un luogo in cui i ragazzi
apprendono a vivere. Da molti anni non abbiamo un progetto di Paese. C’è una sorta di
“liquidità” che si è impossessata di noi tanto da ridurre tutto al consumo. Ci troviamo,
così, di fronte a una generazione che è spesso rassegnata perché non le garantiamo un
futuro realistico. Perciò – ha proseguito – dovremmo inseguire un nuovo progetto di
scuola che riporti al centro la persona. Non si tratta di individualismo o successo
personale a tutti i costi ma di relazioni, di riconoscimento della libertà dell’altro. Per
fortuna – ha aggiunto – nell’ultimo Contrato Collettivo l’articolo 24 ha riaffermato il
principio della scuola comunità. Ciò significa che l’istruzione è posta al servizio di
qualcosa di più ampio che vede la competenza come formazione sia del pensiero che
delle emozioni». L’autrice e dirigente ha ribadito che «la scuola non è una vetrina ma un
luogo dove aiutiamo il ragazzo a crescere, in cui il dirigente scolastico non è uno
sceriffo, ma colui che deve assumersi la responsabilità dei risultati e l’impegno di
guidare tutto il personale che gli è affidato. E per farlo occorre una responsabilità
condivisa, partecipazione ma, soprattutto, coralità».

Alla domanda di Antonietta Santacroce su come ridurre il gap tra Nord e Sud
relativamente ai molteplici modelli organizzativi che propone la scuola, Giannicola ha
risposto affermando che «pur non avendo nel Meridione servizi e una rete di
sussidiarietà che ci aiuta, è importante recuperare la credibilità, l’autorevolezza e la
fermezza delle idee. Se il dirigente incarna queste doti, anche nelle situazioni più difficili
si riesce a trovare una strada».

GLI STUDENTI CHIEDONO MAGGIOR COINVOLGIMENTO, “MA IL DIRIGENTE NON E’ UN NEMICO”
Al dibattito ha contribuito anche la voce degli studenti grazie all’intervento di Roberto
Sestito, presidente della Consulta provinciale studentesca, il quale ha auspicato un
maggiore coinvolgimento dei ragazzi soprattutto nella redazione di alcuni documenti
fondamentali per il buon funzionamento della scuola come, ad esempio, il patto di
corresponsabilità con la famiglia. Sestito ha anche parlato di alternanza scuola/lavoro,
sottolineando come quest’ultima venga spesso subita dai giovani e come i percorsi
proposti siano spesso distanti dal corso di studio che si segue. E sul rapporto con i
dirigenti nessun dubbio: «Non ho mai visto il “preside” come un antagonista ma sempre
una figura con la quale dialogare per il bene comune».

IL SINDACATO: SI DIALOGA COL GOVERNO. “NO” ALLA REGIONALIZZAZIONE

Coinvolto anche il sindacato con la presenza di Paolo Pizzo, segretario regionale della
Uil Calabria. «Quando i governi non si confrontano con le parte sociali, la storia ci
dimostra che fine fanno. Con questo esecutivo – ha affermato – pare ci sia un cambio di
rotta, un approccio positivo con il mondo sindacale che rappresenta milioni di
lavoratori. In questi ultimi anni, anche prima della 107, esisteva un unico ragionamento
possibile: il pubblico è il male e il privato è bene. Dopo più di 10 anni di blocchi
contrattuali in cui l’unico obiettivo è stato il risparmio, noi come UIL chiediamo
un’inversione di tendenza facendo diventare la scuola non più una spesa corrente ma un
investimento per il Paese». Pizzo ha molto criticato la “Buona scuola” che «non ha fatto
altro che dare l’idea di un’istituzione gerarchica, al cui apice c’è un capo. Come
sindacato abbiamo modificato il testo unico stabilendo che le contrattazioni possono
variare le leggi passate, presenti e future e abbiamo firmato un nuovo contratto,
riscrivendo totalmente le relazioni sindacali e stabilendo un principio fondamentale che
è quello della Comunità educante, dove non c’è un capo ma tutti, dal dirigente
scolastico a finire al collaboratore, hanno un ruolo preciso e riconosciuto per il bene di
tutta la comunità». Pizzo ha molto criticato la possibile regionalizzazione della scuola:
«Vorrebbe trasformare gli insegnanti in impiegati alla dipendenze delle Regioni. Ciò è
inaccettabile. Non possiamo pensare a situazioni di eccellenza e altre disastrose. La
scuola è una sola e soltanto così può continuare ad unire il paese».

GRANATO (M5S): LEGGE 107 GIA’ STRAVOLTA. MA SIAMO SOLO ALL’INIZIO
Le conclusioni sono toccate a Bianca Laura Granato, senatrice del Movimento 5 stelle
nonché segretario della settimana Commissione Istruzione pubblica.
«Le storture della Legge 107 sono tante e tali – ha spiegato – che quell’impianto non si
potrà mantenere. Il nostro esecutivo è però alle battute iniziali e bisognerà procedere
con la dovuta cautela per evitare di sbagliare. Posso comunque dire che abbiamo già
abolito la chiamata diretta, abbiamo restituito la titolarità su scuola ai docenti, previsto
variazioni sostanziali sull’alternanza scuola/lavoro che si chiamerà “competenze chiave
di cittadinanza”. Inoltre c’è un impegno nella revisione del bonus del merito, uno
strumento a mio avviso poco efficace che genera conflitti. Infine, sulla regionalizzazione
– ha aggiunto – non è inserita nel nostro contratto di governo per ciò che riguarda la
scuola».

Hanno chiuso l’incontro gli interventi dei tanti docenti e “presidi” presenti in sala, i quali
hanno lamentato un carico eccessivo di responsabilità, esiguità di risorse economiche
destinate al fondo di istituto, carenza di interventi sugli edifici.

image_pdfDownload pdfimage_printStampa articolo